In un sistema complesso, le parti non sono semplicemente una accanto all’altra: esse sono in grado di sviluppare comportamenti collettivi: si dice che tali sistemi si “auto organizzano”. Per parlare di auto organizzazione bisogna fare, però, alcune premesse.
A volte alcuni tentativi di soluzioni ai problemi che si verificano nelle organizzazioni (aziende, famiglie…) non funzionano affatto, o funzionano solo nel brevissimo termine. Dopodiché torna tutto come prima.
Questo accade nonostante queste soluzioni appaiano ragionevoli e ispirate ad un realistico “buon senso”. Come mai accade tutto questo? E come si possono trovare soluzioni più robuste e durature? Questo post si svilupperà attorno a queste domande.
Nel post Modelli di Problem Solving (di cui questo post rappresenta la “seconda puntata) avevamo scritto:
“Nel mondo materiale, il causa – effetto è una cosa evidente, e ci accompagna fin dalla prima infanzia. Via via che accumuliamo esperienze, comprendiamo che ad ogni azione corrisponde un effetto, spesso prevedibile: se rovescio il piatto con la minestra, la minestra si verserà sul tavolo e forse mi bagnerà. Ma nel mondo vivente le cose sono più complesse: Bateson esemplificava questo concetto paragonando l’azione di dare un calcio ad una palla e ad un cane. Mentre l’effetto sulla palla è del tutto prevedibile, l’effetto sul cane non lo è, dal momento che gli esseri viventi hanno un margine di libertà nella reazione, in proporzione alla complessità del loro sistema nervoso”.
Sommario
Sistemi complicati e sistemi complessi
Facciamo un esempio. Questo schema è la rappresentazione grafica dei rapporti di causa effetto (rappresentati dalle frecce) rilevati in alcune variabili:
Qual è la causa?
In una situazione del genere non solo non è possibile individuare una causa originaria, ma non è nemmeno verosimile ipotizzarne l’esistenza, dal momento che ognuno dei quattro sintomi presi in esame è contemporaneamente causa ed effetto degli altri.
La distinzione tra i problemi che derivano da una causa specifica e i problemi caratterizzati da catene di cause ed effetto introduce la distinzione tra sistemi complicati e sistemi complessi.
I sistemi complicati (ad esempio un orologio, una catena di montaggio, il motore di un’automobile) sono costituiti da un insieme di elementi, connessi a livello meccanico, il cui funzionamento è prevedibile e organizzabile.
I sistemi complicati sono caratterizzati da catene lineari di questo tipo:
Catena di processi lineari
In una visione di tipo lineare, dove A produce B e B produce C, ogni tipo di spiegazione e indagine di un evento deve ricorrere all’analisi del passato, in quanto questo racchiude in sé la causa del presente.
I sistemi complessi (ad esempio il tempo meteorologico, le famiglie, i mercati azionari, i formicai, il cervello, le aziende, il sistema economico) si contraddistinguono per una dinamica non lineare, non sono prevedibili e sono quindi difficilmente organizzabili e programmabili.
“Non lineare” significa che, per esempio, se si raddoppia la dose di un farmaco, o il numero di dipendenti di uno stabilimento, non si ottiene il doppio dell’effetto iniziale, ma molto di più o molto di meno (Nassim N. Taleb)
Nei sistemi complessi la relazione tra le parti che li compongono diventa interazione, ed ogni parte può dar luogo a più di una interazione con le altre. Ciò che si viene a creare è una caotica rete di interazioni dove non è sempre rintracciabile un inizio ed una fine. La complessità è proprio questo: una caotica rete di interazioni, dove i processi hanno più di un’entrata e più di un’uscita. In pratica, diventa impossibile correlare un effetto a una causa precisa. Un esempio concreto è rappresentato da Internet.
Rete di processi
Per esempio: siamo nell’India coloniale e il governo è preoccupato per il numero eccessivo di cobra in circolazione. Quindi offre un premio a chiunque ne uccida uno. Risultato: all’inizio la popolazione dei cobra diminuisce, ma poi le persone cominciano ad allevare cobra per poi ucciderli e guadagnarsi la taglia.
Quando il governo se ne accorge, sospende i pagamenti. Dunque i cobra non hanno più valore, e chi li allevava li lascia liberi. In conclusione, il numero dei cobra aumenta e la storia diventa nota come Cobra effect.
Il fatto che alcune decisioni/soluzioni basate sul ‘buon senso’ abbiano esiti contrari alle aspettative è stato uno degli input che ha permesso di iniziare a considerare le cose in un modo nuovo.
Auto-organizzazione e sistemi complessi
I teorici dei sistemi complessi (come Phil Anderson, Stuart Kauffman) hanno ipotizzato che la nascita della vita sulla terra sia iniziata per auto-organizzazione, in presenza di determinate caratteristiche e condizioni, di un aggregato maggiore della somma dei costituenti
Il mondo non è ordinato quanto crediamo. E soprattutto non segue le logiche che gli attribuiamo. Abbiamo detto che i sistemi complessi sono imprevedibili e difficilmente governabili, ma questo non significa che sia impossibile qualsiasi intervento.
La teoria dei sistemi e le ricerche sul caos hanno scoperto che i sistemi complessi non sono tanto caotici quanto potrebbero sembrare a prima vista. Al loro interno celano, infatti, principi di auto-organizzazione che, a determinate condizioni, permettono di raggiungere un ordine superiore, e quindi una maggior efficienza. Cerchiamo di chiarire il concetto di “auto-organizzazione”:
Fiume “imbrigliato”
Organizzazione
Molti fiumi sono stati convogliati in canali artificiali, o ricoperti e obbligati a scorrere sotto le città, per guadagnare superficie utile. La cronaca di oggi dimostra quali sono gli effetti di questo tentativo di “imbrigliare” i fiumi: inondazioni e problemi ambientali nelle zone limitrofe. Il “progresso” e l’urbanizzazione sempre più spinta viene messa in discussione dall’ecosistema attraverso le sue “reazioni”.
Fiume “libero”
Auto-organizzazione
Nel caso dei fiumi naturali il corso dell’acqua e la natura circostante formano un tutt’uno. In questo ecosistema, in periodi di piena i danni sono contenuti: il fiume non straripa, ma si adegua all’irregolarità del proprio corso. La vegetazione si fonde con l’acqua in un unico macrorganismo vivente.
Impianto semaforico
Organizzazione
Un impianto semaforico dirige il traffico di un incrocio “dall’esterno” fornendo chiare indicazioni agli automobilisti. Ma quando la circolazione è intensa si formano delle code e già poche vetture bastano a bloccare inutilmente il traffico davanti al semaforo.
Rotonda
Auto-organizzazione
Oggi gli incroci con i semafori vengono sostituiti sempre più dalle rotonde. Agli automobilisti viene assegnata una responsabilità: attenendosi ad una regola semplice, decidono autonomamente quando immettersi nella carreggiata. Siamo dunque in presenza di una maggior auto-organizzazione e quindi di una efficienza più elevata: come dimostrano le statistiche, il traffico è regolare, gli imbottigliamenti, le code e gli incidenti sono ridotti al minimo.
Sistemi caotici
E’ interessante la distinzione tra “sistemi caotici di livello uno” e “sistemi caotici di livello due”.
I sistemi caotici di livello uno non reagiscono alle previsioni che li riguardano. Ad esempio, il tempo atmosferico non viene influenzato dalle previsioni dei meteorologi.
I sistemi caotici di livello due, invece, reagiscono alle previsioni che li riguardano, e quindi non potranno mai essere fatte previsioni accurate che li riguardino.
Ad esempio, se un programma fosse in grado di predire il prezzo del petrolio tra un anno, il mercato reagirebbe immediatamente al pronostico, che quindi non si avvererebbe. Se fosse previsto un aumento di 10 dollari al barile, gli operatori del settore comincerebbero a comprare petrolio per avvantaggiarsi. E quindi il barile di petrolio aumenterebbe di 10 dollari al barile oggi, e non tra un anno. Cosa accadrà tra un anno? Nessuno lo sa.
Anche la politica e le Aziende sono sistemi caotici di livello due, sono quindi più difficilmente prevedibili.
Spesso prevale ancora l’opinione secondo cui il mondo, l’ecosistema, le Aziende, le famiglie siano un “sistema complicato”, che funzionerebbero come una grande macchina. Questa visione è definita paradigma lineare o scientifico e sta alla base del successo della scienza moderna. Oggi è però evidente che il paradigma lineare non basta più, e può essere causa di numerosi problemi.
L’ansia per l’ordine rischia di trasformare il mondo degli uomini nel regno dell’inorganico, laddove tutto va, tutto funziona seguendo un ordine sovrannaturale. L’ansia per l’ordine è al tempo stesso ansia per la morte, poiché la vita è una costante alterazione dell’ordine (Milan Kundera)
Punto di vista sistemico e non sistemico
In una prospettiva non sistemica, l’organizzazione viene considerata come un costrutto razionale volto al perseguimento di obiettivi definiti da un’autorità superiore in presenza di vincoli e opportunità.
La razionalità superiore e lineare è dunque l’elemento costitutivo dell’organizzazione: in essa il “dover essere” si impone, e l’essere, tendenzialmente, coincide con esso.
In una prospettiva sistemica ogni organizzazione è anche un’auto-organizzazione, ed è l’auto-organizzazione che la fa funzionare.
Questo non significa che ogni organizzazione sia spontanea e priva di progetto, ma che
il vertice progetta l’organizzazione formale. Ma questa non riesce a determinare e a prescrivere del tutto i comportamenti delle persone. Altrimenti sarebbe possibile automatizzarla completamente
sono le singole persone che, all’interno dei vincoli posti dall’organizzazione formale, devono decidere i mille comportamenti concreti che genera l’organizzazione. Sono questi comportamenti che fanno percepire un’organizzazione in un modo o nell’altro
in altre parole, l’organizzazione formale deve essere completata con una organizzazione informale che viene definita liberamente dai singoli partecipanti l’organizzazione
e quindi ogni organizzazione
è un’organizzazione vivente,
mentre persegue i suoi scopi, la sua mission, costruisce anche se stessa, e questa costruzione di sé è in una relazione circolare con le parti che la costituiscono.
In sostanza l’organizzazione persegue la sua mission e contemporaneamente produce anche senso, significati per l’esperienza, che poi ciascuno fa propri: attraverso questo circolo costitutivo l’organizzazione si auto – produce.
L’organizzazione è una realtà che condiziona le menti dei singoli, anche se, circolarmente, l’organizzazione stessa non esisterebbe senza le persone che la fanno nascere e vivere.
In un’organizzazione ogni persona è parte di un “tutto” e nello stesso tempo, attraverso le proprie immagini mentali, attraverso i processi di interiorizzazione, ha, in un certo senso, il “tutto” dentro di sé (complessità ologrammatica).
Ecco perché nelle organizzazione e, in genere, nei sistemi complessi, non servono soluzioni ispirate ad un problem solving basate sulla ricerca delle cause, ma è più produttivo adottare soluzioni che stimolino le capacità di auto-organizzazione del sistema stesso.
L’ordine, la bellezza e la complessità del mondo vivente nascono spontaneamente, sono un espressione naturale della sbalorditiva capacità di auto-organizzazione presente in tutte le reti che costituiscono la trama della complessità.
Nel livello implicito e informale risiede la cosiddetta «conoscenza tacita»
È stato stimato che circa il 90% delle conoscenze utili alle Organizzazioni ha natura tacita. Racchiude i vissuti individuali e collettivi, la stratificazione delle storie personali, i saperi dei singoli, le percezioni individuali e l’immaginario collettivo.
La conoscenza tacita è prevalentemente personale e poco formalizzabile, ed è perciò difficilmente condivisibile.
Creare conoscenza spesso significa riuscire a trasferire il livello implicito a quello esplicito.
Management Tradizionale
Management Sistemico
L’azienda è la somma statica delle sue attività e delle sue aree strategiche.
L’azienda è un sistema complesso, dinamico e reticolare.
L’azienda si sviluppa in modo lineare e stabile. L’evoluzione è prevedibile, controllabile e gestibile.
L’azienda si sviluppa spesso in modo non lineare, con improvvisi salti e bruschi cambiamenti. Tali cambiamenti sono parzialmente gestibili ma non prevedibili.
Obiettivo dell’azienda è massimizzare il guadagno economico.
Obiettivo dell’azienda è garantire la propria sopravvivenza a lungo termine.
Il principio cardine dell’organizzazione è la gerarchia (illustrata dal famoso organigramma).
Il principio cardine dell’organizzazione è la rete, che integra fra di loro i differenti sottoinsiemi, spesso organizzati in gruppi.
I rapporti commerciali con clienti, fornitori e concorrenti sono fondati sulla competizione, rappresentano cioè un “gioco a somma zero”, ovvero ciò che vinco io lo perdi tu, e viceversa: la somma di vincite e perdite è appunto zero.
I rapporti commerciali con clienti, fornitori e concorrenti sono fondati sulla collaborazione; rappresentano un “gioco a somma positiva”, ovvero entrambi i partner possono vincere, collaborando intelligentemente si crea valore.
Gestire l’azienda significa guidare le persone che vi lavorano, con dottrine e prescrizioni precise.
Gestire l’azienda significa creare le condizioni perché il sistema possa svilupparsi da solo.
Le attività aziendali vengono pianificate e gestire centralmente, dal management.
Le attività aziendali vengono in gran parte decentralizzate. I singoli collaboratori sono responsabili per pianificare e controllare le proprie attività lavorative.
L’azienda si auto-organizza.
L’informazione è concentrata al vertice, negli uffici dei capi; la sua diffusione in azienda è strettamente controllata.
L’informazione scorre libera nell’azienda ed è a disposizione di tutti i collaboratori.
Tratto da A. Gandolfi, Formicai, Imperi, Cervelli
Ringraziamo Martin Gerber, nostro insegnante nel percorso “Master in Didattica” che abbiamo frequentato anni fa presso l’Istituto PNL Meta, per alcuni spunti che abbiamo sviluppato in questo post. Cogliamo l’occasione per ringraziare anche tutti gli altri nostri insegnanti.