Autostima: sei pratiche per aumentarla

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Autostima significa sentirsi  adeguati alla vita e alle sue richieste. Più in particolare, significa avere:

  1. fiducia nelle proprie capacità di pensare e di superare le sfide fondamentali della vita; 
  2. fiducia nel proprio diritto al successo e alla felicità, nel proprio diritto di affermare le proprie necessità e desideri, e di godersi i frutti dei propri sforzi.

A sua volta, la nostra autostima è direttamente influenzata dalle nostre azioni. Tra le nostre azioni e la nostra autostima esiste un continuo circolo di feedback: il livello della nostra autostima influenza le nostre azioni, e viceversa.

Essenza dell'autostimaSe mi fido della mia mente e del mio giudizio, è più probabile che io usi la testa. Usando la testa e mettendo la giusta consapevolezza in quello che faccio, la mia vita funziona meglio. Questo rafforza la fiducia nella mia mente.

Se ho una bassa stima di me, è più probabile che io rinunci o che compia il gesto di provare, senza in realtà dare il meglio di me.

Se io persevero, è probabile che i miei successi siano più numerosi dei miei insuccessi. Se non persevero, è probabile che a essere più numerosi siano gli insuccessi. In ciascuno dei due casi, ne uscirà rafforzata la mia visione di me.

Se ho rispetto per me stesso ed esigo che gli altri mi trattino con rispetto, emetto dei segnali e mi comporto in modi che aumentano la probabilità di una risposta appropriata da parte degli altri. E quando questa risposta arriva la mia convinzione iniziale ne esce rafforzata e confermata.
Se manco di rispetto per me stesso e di conseguenza accetto come naturale la scortesia, l’abuso o lo sfruttamento da parte degli altri, inconsciamente lo trasmetto, e alcuni  mi tratteranno come io stimo naturale. Quando questo succede e io mi ci sottometto, il mio rispetto per me stesso ne esce ancora più deteriorato. (N. Branden, I sei pilastri dell’autostima)

Avere fiducia nel proprio diritto al successo e alla felicità non è così scontato.

A volte, il nostro dialogo interno ci racconta che:

autosabotaggio
  • non meritiamo la felicità
  • non può durare
  • finiremo sicuramente con il sedere per terra
  • essendo più felici di quanto siano mai stati i nostri genitori li stiamo uccidendo
  • la vita non è così
  • gli altri saranno invidiosi di noi e ci odieranno
  • la felicità è solo un’illusione
  • nessun altro è felice  e allora perché dovremmo esserlo noi

Conseguenze dell’autostima

Il livello di autostima ha profonde conseguenze su vari aspetti dell’esistenza:
  • sul nostro modo di operare al lavoro e di trattare con le altre persone
  • sul grado di successo che otterremo
  • sul raggiungimento dei nostri traguardi
  • nell’ambito più personale, determina di chi è probabile che c’innamoriamo
  • come interagiamo con il coniuge, i figli, gli amici
  • quale livello di felicità personale riusciremo a raggiungere
E’ possibile che l’autostima sia troppa?  Non è possibile, come non è possibile essere troppo in salute. A volte si confonde l’autostima con l’arroganza, o con l’essere pieni di sé. Ma questi tratti non riflettono troppa autostima, ma anzi troppo poca. Le persone che hanno un’alta stima di sé  non  cercano di provare il loro valore proponendosi come persone super potenti. La loro gioia consiste nell’essere quello che sono, non nell’essere meglio degli altri.
 
Una buona autostima è una condizione necessaria per il nostro benessere, ma non sufficiente. La sua presenza non garantisce il successo, ma la sua mancanza garantisce in certa misura l’ansia e la frustrazione. Non sostituisce le conoscenze e l’abilità necessarie per operare efficacemente nel mondo, ma aumenta le probabilità di acquisirle.
 

Sei pratiche per l’autostima

Attraverso alcune pratiche possiamo aumentare il nostro livello di autostima.

Perché si parla di pratiche? Perché è quello che una persona fa ad essere importante: abbiamo già ricordato che esiste un continuo circolo di feedback tra le nostre azioni e il nostro livello di autostima. Vediamole una ad una.

1) La pratica di vivere consapevolmente

Operare consapevolmente non significa essere continuamente impegnati in qualche compito, dipende dal contesto in cui ci troviamo. È il contesto a definire lo stato interno più appropriato a ciò che stiamo facendo. Al cinema, guardando un film, sarò in uno stato interiore molto diverso da quando sono impegnato in un compito difficile sul lavoro.
 
Operare consapevolmente significa
  • vivere responsabilmente nei confronti della realtà. Non deve piacerci per forza quello che vediamo, ma riconosciamo che le cose sono come sono. Se desidero comprare un’auto nuova ma i soldi mi bastano appena per vivere, il mio desiderio non trasforma la realtà per rendere giustificabile e razionale l’acquisto
  • essere presenti in quello che si sta facendo mentre lo si sta facendo
  • preoccuparsi di vedere “dove si è” rispetto ai propri obiettivi e cercare feedback dall’ambiente
  • essere aperti a nuove conoscenze e a nuovi punti di vista, e disponibili a mettere in discussione le vecchie convinzioni
  • preoccuparsi di capire il mondo intorno a noi

2) La pratica dell’accettazione di sé

L’accettazione di sé comporta la disponibilità a riconoscere, senza negazioni o evasioni, che

L'autostima vale di più di una ricompensa immediata

pensiamo quello che pensiamo, sentiamo quello che sentiamo, desideriamo quello che desideriamo, abbiamo fatto quello che abbiamo fatto e siamo quello che siamo.

 
In pratica, significa essere disponibili ad accettare anche le parti di noi che non ci piacciono. Significa poter dire di qualsiasi emozione o comportamento: “Questa è un’espressione di me, non necessariamente ammirevole o piacevole, ma pur sempre un’espressione di me, almeno nel momento in cui si è manifestata”.
 
Questo atteggiamento non significa rassegnarsi ai propri difetti, anzi è la premessa che ci potrà permettere di superarli. Non possiamo cambiare ciò che non riconosciamo e non accettiamo.
“Accettare” non vuole dire che non si possano immaginare e desiderare miglioramenti: significa guardare in faccia, senza negare o evitare, che un fatto è un fatto.
 

3) La pratica del senso di responsabilità

 
Sfera di responsabilitàNaturalmente noi non siamo responsabili del 100% di ciò che ci accade. Molte cose che ci accadono non dipendono da noi.
 
Ma molte cose, fra quelle che ci accadono, dipendono da noi, e inoltre la nostra risposta a ciò che accade dipende sempre ed esclusivamente da noi.
 
Quando pratico il senso di responsabilità, io sono responsabile
  • della realizzazione dei miei desideri (nessuno mi deve la loro realizzazione)
  • delle mie scelte e delle mie azioni
  • del livello di consapevolezza che metto
    • nel mio lavoro
    • nelle mie relazioni con gli altri
  • di come uso il tempo
  • della scelta o dell’accettazione dei valori secondo cui vivo
  • del miglioramento della mia autostima

4) La pratica dell’affermazione di sé

Affermare se stessi non significa sgomitare o assumere un atteggiamento competitivo: significa non evitare il confronto con chi la pensa diversamente da noi, per compiacerlo, placarlo o semplicemente per essere accettati.

perdere la faccia davanti a se stessi
 

Affermare se stessi significa rendere onore ai propri desideri  e valori, e cercare una forma giusta per esprimerli nella realtà. 

E’ una pratica che richiede coraggio, e a volte è più facile arrendersi  e sacrificarsi, a costo di tradire se stessi. Affermare se stessi nelle occasioni in cui non è facile aumenta significativamente l’autostima.

 
Naturalmente occorre tenere conto del contesto: a volte l’affermazione di sé può manifestarsi attraverso un silenzio educato che segnala il dissenso, altre volte rifiutandosi di ridere ad una battuta di cattivo gusto. Sul lavoro non si può dare voce a tutti i propri pensieri, e non è necessario farlo. È però necessario sapere cosa si pensa, e rimanere autentici.
 
Le forme dell’affermazione di sé variano con il contesto, ma in ogni situazione si può scegliere se essere o non essere autentici.
 

5) La pratica di porsi obiettivi

Porsi obiettivi comporta essere produttivi, che è necessario per alimentare il nostro senso di competenza. Essere produttivi significa tradurre i propri pensieri in realtà, avere obiettivi e impegnarsi per raggiungerli, significa produrre conoscenze, beni o servizi.
 
Questo richiede una certa dose di autodisciplina, che richiede la capacità di rimandare le gratificazioni immediate per uno scopo più lontano nel tempo. 
Occorre trovare un equilibrio tra una considerazione per il presente che non trascuri il futuro, e una considerazione per il futuro che non trascuri il presente.
 
La pratica di porsi obiettivi implica:
  • prendersi la responsabilità di formulare consapevolmente e correttamente i propri obiettivi
  • identificare le azioni necessarie per raggiungerli
  • monitorare i risultati, in modo che il proprio comportamento sia in linea con gli obiettivi posti

Integrità e autostimaL’integrità è l’allineamento tra valori, convinzioni e comportamento. Quando il nostro comportamento è un’espressione dei valori che professiamo, quando ideali e pratica coincidono, allora c’è integrità.

Uno dei modi per ingannarsi è “Lo saprò solo io”.  Lo so solo io che non ho intenzione di mantenere la promessa che sto facendo, mica lo racconto a tutti.

Questo ragionamento implica che è solo il giudizio degli altri ad essere importante, e il mio non conta. Ma, se parliamo di autostima, ho più da temere dal mio giudizio che da quello degli altri.

 
 
L'autostima non sostituisce una pancia piena
 
 

Queste pratiche che generano una buona stima di sé ne sono anche espressione; sono in una relazione di causa-effetto reciproca con l’autostima. Anche per questo, più si mettono in atto queste pratiche, più aumenta l’autostima, più cresce il bisogno di esse. Se non vengono applicate l’autostima decresce.

Come per l’esercizio fisico, allenarci, all’inizio, risulta molto difficile. Via via che le condizioni migliorano diventa sempre più facile e meno pesante. Tra l’altro, sono i piccoli miglioramenti a fare la differenza, non pensiamo di doverle praticare tutte il 100% delle volte.

Maria Soldati e Fabrizio Pieroni

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