dolore

Paura del dolore fisico

Il dolore fisico ha  una funzione fondamentale nella sopravvivenza dell’individuo e della specie, e si compone di due elementi:

  • il dolore propriamente detto
  • lo stato psichico collegato alla percezione di una sensazione spiacevole

La combinazione di questi due fattori, soprattutto nel caso di dolori cronici, a volte, ha conseguenze negative su molti altri aspetti importanti della vita:

  • sulle attività di tutti i giorni, come i lavori domestici o le occupazioni familiari e ricreative,
  • sullo studio,
  • sulla capacità lavorativa,
  • sulla qualità del sonno,
  • sui rapporti familiari e sociali,

La pratica della mindfulness si è dimostrata utile nei casi di dolore cronico. Si può applicare in tre fasi:

  1. Innanzitutto occorre analizzare con attenzione le sensazioni fisiche 
  2. La seconda fase si concentra  sulle reazioni emotive al dolore
  3. La terza fase consiste nell’imparare a vivere nel qui e ora e a gestire il dolore un attimo alla volta.

Prima fase: analizzare con attenzione le sensazioni fisiche

Significa concentrarsi sul dolore come farebbe uno scienziato curioso proveniente da Marte, che non conoscesse nulla del dolore fisico che prova il genere umano e volesse studiarlo … osservare dove inizia e dove finisce, che forma potrebbe avere, è sulla superficie del corpo o è all’interno? Dov’è più intensa, dove più lieve? Si muove o è ferma? È calda o fredda?

Non significa negare il dolore o fingere che non faccia male: significa riconoscerlo come qualcosa che in quel momento c’è.

Analizzare e prestare attenzione al dolore è sicuramente controintuitivo: di fronte al dolore cerchiamo, di solito, di ritirarci, di distrarci, di cercare di non sentirlo, di trattenerlo e di irrigidirci ancor più attorno ad esso.

Ma questo atteggiamento, del tutto naturale ed automatico, purtroppo, non funziona: può far aumentare il dolore fisico e  dar luogo a un circolo vizioso di reazioni che porta ad un aumento di rabbia, paura, tristezza e confusione. Come le contratture e gli irrigidimenti conseguenza di un mal di schiena: non fanno diminuire il dolore, ma lo aumentano.

L’esercizio chiamato Body Scan aiuta a distinguere le sensazioni fisiche da quelle mentali ed emotive e ad imparare a riconoscere le sensazioni del corpo in quanto semplici sensazioni fisiche.

La  consapevolezza apportata dalla mindfulness permette di scoprire dove stiamo trattenendo una tensione inutile, e aiuta anche ad allentare e forse a rilasciare la tensione in quelle zone corporee nelle quali non è presente alcun dolore.

Seconda fase: le reazioni emotive al dolore

Dalla nostra cultura riceviamo molti messaggi che ci incoraggiano a stringere i denti e a sopprimere, il dolore e altri sentimenti. La pratica della mindfulness permette di  lavorare sulle emozioni sgradevoli che a volte affiorano in presenza di dolore fisico, quali

  • rabbia (perché devo sentirmi così?),
  • tristezza (non mi passerà mai….),
  • ansia (ora fa come l’altro giorno e il dolore aumenta…durerà tutta la notte almeno…),
  • paura (cosa mi sta succedendo?)

Come nel caso del dolore fisico, resistere e lottare contro le emozioni difficili spesso produce ulteriore dolore, mentre imparare a conviverci e a seguirne il flusso anziché combatterle,  può ridurre o cambiare il livello sofferenza che le accompagna.

E’ possibile sentire un forte impulso a lottare contro queste sensazioni e ad impegnarsi ad allontanarle. In tal caso, semplicemente, occorre  riconoscere questo impulso (riconoscere è come salutare una persona con un cenno del capo). E poi riportare l’attenzione sulla sensazione. Se cambia da sé, bene. Se non cambia, va bene ugualmente.

In questo modo si impara a vedere che esiste una differenza tra dolore fisico e sofferenza, tra dolore pulito e dolore sporco:

  • il dolore pulito è quella parte di dolore, fisico o no, che tocca a tutti noi e che fa parte della vita
  • il dolore sporco è quell’insieme di sensazioni negative che nascono in conseguenza della nostra non accettazione del dolore pulito.

Il dolore pulito è inevitabile, ma il dolore sporco dipende solo da noi e dal nostro atteggiamento.

Approfondimento: Essere felici: perché è così difficile?

La terza fase: imparare a vivere nel qui e ora e a gestire il dolore un attimo alla volta

«Il momento più importante è uno solo: adesso, ed è il più importante perché solo in esso abbiamo potere su noi stessi» (Lev Tolstoj)

La terza fase implica il vivere nel momento presente,  nel qui e ora. Quello è l’unico momento nel quale si possono effettuare cambiamenti.

Identificarsi con il dolore cronico porta e pensare ad esso come un problema a lungo termine o una condanna a vita, e questo atteggiamento porta fuori dal presente, nel futuro o nel passato,  facendo aumentare la  sofferenza.

Non sappiamo cosa può riservarci il futuro, e non sappiamo affatto quanto tempo durerà  il dolore. 

Mediante la pratica della mindfulness, si può imparare a convivere col dolore un momento alla volta, sviluppando un atteggiamento del tipo “stiamo a vedere se posso convivere col dolore in questo momento. Se il dolore si manifesta anche nel momento successivo, lo affronterò allora”.

Questa è l’unica vita che abbiamo, quindi meglio cercare di trarne il massimo.

Approfondimento:

Maria Soldati e Fabrizio Pieroni
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Il programma mindfulness.


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4 Commenti

  1. Grazie per tutto il post che ho letto,mi è servito molto e rispecchia tutte le mie emozioni e soprattutto spero di metterlo in pratica.

  2. Grazie per tutto il post che ho letto,mi è servito molto e rispecchia tutte le mie emozioni e soprattutto spero di metterlo in pratica.

  3. Fabrizio Pieroni ha detto:

    Grazie a te, speriamo ti possa essere utile!

  4. Fabrizio Pieroni ha detto:

    Grazie a te, speriamo ti possa essere utile!

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