Formiche - insetti

Sono tanti gli ingredienti che portano al raggiungimento degli obiettivi:

  1. una formulazione corretta
  2. un piano d’azione efficace
  3. la motivazione per raggiungerli

Succede a volte che la motivazione si riveli un fuoco di paglia, una vampata destinata ad esaurirsi o a spegnersi alle prime difficoltà.
Alcune persone, in particolare, tendono ad iniziare nuovi progetti con molto entusiasmo ma senza portarli a termine. Sappiamo tutti che alcuni obiettivi, per essere raggiunti, richiedono costanza  e impegno nel corso del tempo. E’ quindi importante che la motivazione sorregga a lungo, fino al raggiungimento del risultato.

Nel raggiungimento delle prestazioni elevate, tendiamo a dare un’importanza spropositata al talento innato, a scapito dell’impegno e della determinazione. Ma una cosa è il nostro potenziale, un’altra ciò che ne tiriamo fuori grazie al nostro impegno e alla nostra grinta.

Nietzche citazione

Nessuno nega l’importanza del talento, né la sua esistenza. Ma il mondo è pieno di persone con molto talento che non hanno concretizzato niente. L’impegno è ancora più importante, perché ha un ruolo sia nell’affinare un’abilità, sia nel farne un veicolo per il successo.

importanza dell'impegno

Gli elementi della “grinta” sono, secondo Angela Duckworth:

  • interesse
  • esercizio
  • scopo
  • speranza
Grinta

Grinta. Il potere della passione e della perseveranza

Interesse

Nessuno di noi è interessato a tutto, e tutti siamo interessati a qualcosa. Spesso le persone che hanno raggiunto il successo si rivolgono ai giovani esortandoli a “seguire le loro passioni”. Però, che piaccia o no, ci sono dei limiti alle scelte che possiamo fare per guadagnarci da vivere.

E’ indubbio che le persone rendono meglio quando fanno qualcosa che le interessa. Molte persone di successo affermano di non riuscire ad immaginare di fare niente di diverso da quello che fanno. Ma, probabilmente, in momenti precedenti della loro vita lo riuscivano ad immaginare benissimo. In altre parole, non è detto che l’interesse alla base della nostra determinazione debba essere l’unico.

Il grande Chef Marc Vetri da ragazzo era interessato sia alla musica che alla cucina: “Beh, la musica e la cucina sono tutt’e due attività creative. Sono contento di aver seguito questa strada, ma penso che avrei potuto anche fare il musicista”.

Quando si pensa ad una passione, si tende ad immaginarla come una scoperta improvvisa e totale, una folgorazione sulla via di Damasco. In realtà si tratta di un processo molto più lungo, fatto di tentativi ed errori.

La passione per il proprio lavoro è fatto da un pizzico di scoperta, seguita da un lungo sviluppo, e da una vita intera di approfondimento (Angela Duckworth)

Gli interessi non si scoprono con l’introspezione, ma attraverso le interazioni con il mondo esterno. Senza  sperimentare, non è possibile capire quali interessi dureranno a lungo e quali no.
Per iniziare a scoprire i propri interessi, le domande da porsi sono:

  • a che cosa mi piace pensare?
  • dove va la mia mente se la lascio andare?
  • di che cosa mi importa davvero?
  • cosa mi piace fare?
  • cosa, invece, trovo insopportabile fare?

L’interesse trova il suo carburante nella nostra attrazione per le novità.

Quindi l’interesse, il desiderio di apprendere cose nuove, di esplorare il mondo, di andare in cerca di novità, di essere sempre pronti  a cogliere varietà e cambiamento, è una pulsione fondamentale (Paul Silvia)

Ma allora come si spiega che alcune persone siano animate da un interesse che dura tutta la vita, anche quando ha smesso da tempo di essere una novità?
Avete mai ascoltato una telecronaca in uno sport che conoscete poco? Spesso il cronista si accorge di particolari che non avete minimamente notato. Lo stesso accade con un esperto d’arte che commenta un quadro. Per un neofita la novità è semplicemente quello che non ha mai incontrato, per l’esperto le novità sono le sfumature.

Ma allora, i giovani devono “seguire le loro passioni” oppure no? Certo, ma è meglio tener presente che trovare una passione non è necessariamente e sempre un amore a prima vista: l’interesse va coltivato. E, a volte, possiamo imparare ad avere interesse verso un’attività professionale iniziata per altre ragioni.

Esercizio

L’importanza di dedicare tempo, esercizio ed impegno ad esercitare una certa abilità per eccellere è già stata molto affrontata in questo Blog, soprattutto facendo riferimento al lavoro di K.A.Ericsson, il maggior esperto al mondo di prestazioni eccezionali.

Abbiamo ispirato al lavoro di Ericsson diversi post:

La “pratica intenzionale”

Ciò che caratterizza gli “esperti” è l’impegno in un esercizio quotidiano molto mirato: la pratica intenzionale.
La pratica intenzionale deve essere, per sua natura, difficoltosa per sviluppare l’attenzione: quando un musicista con un atteggiamento da  dilettante si esercita, di solito, suona qualche brano piacevole da eseguire, mentre l’esperto esegue noiosissimi esercizi o si concentra su alcuni passaggi difficili. I migliori pattinatori su ghiaccio si allenano provando i salti che eseguono più raramente, mentre i dilettanti perfezionano quelli che conoscono già.
In pratica, l’esperto elabora una serie di strategie:

  • Si concentra sulla tecnica
  • Non perde mai di vista l’obiettivo finale
  • Ricerca un feedback immediato e costante sulle sue prestazioni

Per ogni settore di competenza esaminato (scacchi, violino, baseball….), il numero di anni speso a praticare una certa disciplina non influisce granché sul livello delle prestazioni. Per diventare esperti in un determinato campo, quindi, non conta tanto quanto ci si esercita, ma come. La pratica costante non è sufficiente. Per imparare, dobbiamo osservarci mentre sbagliamo e imparare dai nostri errori.

Malcol Gladwell, anche sulla base del lavoro di Ericsson, arriva alla conclusione che l’eccellenza ha come presupposto un esercizio di 10.000 ore. Questa conclusione è forse semplicistica ed è stata smentita dallo stesso Ericsson, tuttavia Gladwell basa le sue affermazioni dall’analisi della vita e delle esperienze di Mozart, di Bill Gates, dei Beatles e di molti altri.

Per mettere in atto una pratica deliberata, un esercizio che ci faccia progredire in una determinata abilità, occorre:

  1. Avere chiaro i fondamenti del modello:
    • obiettivi graduali chiaramente definiti
    • concentrazione ed impegno totali
    • feedback immediato e pertinente
    • ripetizione con riflessione e perfezionamento
  2. Fare della pratica un’abitudine, un rituale
  3. Cambiare il modo di viverla. Liberandosi del perso del giudizio, abbracciare la sfida anziché temerla: come fanno i bambini, che quando imparano a camminare non si vergognano dei ripetuti fallimenti.

Questo modo di impostare il tema delle prestazioni elevate, dove l’impegno e anche la fatica sembrano avere un ruolo importante, sembra in contraddizione con la teoria dello Stato di Flow di M. Csikszentmihalyi, che abbiamo trattato nel nostro post Lo stato di Flow o dell’esperienza ottimale.

Lo stato di Flow viene descritto come uno stato molto piacevole, in cui si perde il senso del tempo, il senso di sé e si ha la sensazione che tutto sia sotto controllo.

Csikszentmihalyi osservò che molte persone, in contesti tra loro diversi, descrivevano in modo molto simile il loro stato mentale. Queste persone potevano essere impegnate in attività molto diverse fra loro: potevano meditare, oppure correre in una gara, oppure portare a termine un’operazione chirurgica. Ma ciò che provavano era, sotto molti aspetti, simile. Chiamò “flusso di coscienza” (flow) questa esperienza comune, che sembrava essere il risultato della consapevolezza di star facendo del proprio meglio e dell’espressione di tutte le proprie potenzialità.

E non sono solo gli uomini ad essere più felici quando fanno quello in cui eccellono: i cani da pastore, ad esempio, raggiungono il massimo della contentezza quando curano un gregge: in quei momenti assumono un’aria completamente diversa, concentrata e vigile, si muovono in modo fiero e risoluto, ogni loro mossa appare finalizzata all’attuazione del loro compito.

Comunque anche Csikszentmihalyi sottolinea l’importanza dell’impegno:

I momenti migliori della nostra vita non sono tempi passivi, ricettivi, rilassanti… I momenti migliori di solito si verificano se il corpo e la mente di una persona sono spinti ai loro limiti nello sforzo volontario di realizzare qualcosa di difficile e per cui ne valga la pena (M. Csikszentmihalyi)

Secondo A. Duckworth la pratica deliberata riguarda la fase di preparazione, il flusso il momento dell’esecuzione. Quindi la fatica dell’esercizio e la piacevolezza dello stato di Flusso non sono in contraddizione: le persone più determinate che ha preso in esame sperimentavano più pratica intenzionale e più stato di Flow in confronto di persone meno determinate.

Scopo

L’idea di avere uno scopo riguarda il pensare che ciò che facciamo conta non solo per noi stessi, e rende il mondo un po’ migliore.

A tre muratori venne chiesto: “Cosa state facendo?”

  • Il primo risponde: “Tiro su un muro”
  • Il secondo risponde: “Costruisco una Chiesa”
  • Il terzo risponde: “Costruisco la casa del Signore”

Fanno tutti e tre lo stesso lavoro ma le loro esperienze soggettive – come ognuno dei tre vede il proprio lavoro – non potrebbero essere più diverse.

  • Il primo muratore considera la propria attività un mestiere (una necessità della vita, come mangiare o respirare)
  • il secondo la considera una carriera (un gradino di una scala che lo porterà più in alto)
  • il terzo la considera una vocazione (la cosa più importante della vita)

Da varie ricerche (condotte in gran parte da A. Wrzesniewski) risulta che le persone che considerano il proprio lavoro una vocazione fanno meno assenze sul lavoro degli altri. Inoltre, pare che questi tre atteggiamenti si possano avere indipendentemente dal tipo di attività esercitata.

L’orientamento che porta a considerare la propria attività e il proprio lavoro una vocazione può essere sviluppato intenzionalmente.

Tanta gente immagina che la cosa da fare sia trovare la propria vocazione. Penso che gran parte della loro angoscia derivi proprio dall’idea che la vocazione sia qualcosa di magico, che esiste da qualche parte e aspetta solo di essere scoperta.
Una vocazione non è qualcosa di formato che devi semplicemente trovare. E’ una cosa molto più dinamica. Qualunque cosa tu faccia, dall’inserviente al direttore generale, puoi esaminarla di continuo e chiederti come il tuo lavoro ti metta in rapporto con gli altri, come rientri in un quadro più ampio, come può esprimere i tuoi valori più profondi  (Amy Wrzesniewski)

L’errore commesso nel ritenere che la vocazione sia ‘qualcosa da trovare’ è lo stesso che spesso si commette a proposito dell’Interesse. Anche l’interesse non si trova bell’e fatto; occorre prendere l’iniziativa per sviluppare e approfondire i propri interessi.

Per sviluppare intenzionalmente una senso di scopo nella propria attività può essere utile:

  1. Riflettere sull’utilità sociale della propria attività.
  2. Pensare quali cambiamenti, piccoli o grandi, apportare al proprio lavoro attuale per renderlo più coerente con i propri valori di base.
  3. Ispirarsi a una modello di ruolo animato da uno scopo (Conosci qualcuno la cui vita ti ispira a essere una persona migliore? Chi è? Perché?)

Approfondimento: 
Il senso della propria missione
Quegli obiettivi che non danno soddisfazione
La tecnica dei piccoli passi per raggiungere gli obiettivi
PNL: obiettivi ben formati (niente a che vedere con SMART)

Speranza

La speranza a cui facciamo riferimento non è, semplicemente, un’aspettativa positiva sul futuro: domani sarà meglio di oggi. Si tratta invece dell‘aspettativa che il nostro impegno possa cambiare le cose in meglio.


Approfondimento:
Come mantenere sempre viva la speranza: la lezione di Victor Frankl.


Quindi, non “Sento che domani andrà meglio”
ma “Ho intenzione di migliorare il domani”

Non rinunciare

L’impotenza appresa (di cui abbiamo parlato nel post Bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto?) è una reazione di rinuncia, che consegue dal credere che qualsiasi cosa tu possa fare sarà inutile.

Dipende, in alcuni casi, dall’aver vissuto situazioni negative su cui non si aveva nessun controllo, ma ancora di più dall’aver formulato convinzioni svalutanti su se stessi.

Ognuno di noi ha le sue proprie, private teorie circa il funzionamento del mondo e delle persone. A. Duckworth distingue, a proposito di speranza tra mentalità fissa e mentalità di crescita.

Chi ha una mentalità fissa ritiene che il talento, l’intelligenza e la capacità di imparare siano sostanzialmente immutabili.
Al contrario, la mentalità di crescita porta a ritenere che si possa migliorare in tutti questi aspetti, se ci si impegna abbastanza e se si crede di potercela fare.

Tenacia

La mentalità fissa crea problemi soprattutto davanti agli intoppi. Visto che nessuna strada è priva di ostacoli, ogni ostacolo incontrato diventa la prova che non si è bravi abbastanza, che non si è all’altezza del compito.

Riportiamo esempi di linguaggio che promuovono la mentalità fissa o di crescita, applicabili a persone di ogni età.


INCORAGGIANO LA MENTALITA’ FISSA
 INCORAGGIANO LA MENTALITA’ DI CRESCITA
 Bravo! sei un talento nato!  Bravo! Sei uno che impara!
 Bene, almeno ci hai provato!  E’ andata male. Vediamo cosa hai fatto e cosa avrebbe potuto funzionare meglio.
 Ottimo lavoro! Come sei bravo!  Ottimo lavoro! C’è qualcosa che avresti potuto fare anche meglio?
 Questa è difficile. Non te la prendere se non ti riesce.  Questa è difficile. Non te la prendere se ancora non ti riesce.
 Forse questo non è il tuo forte. Non te la prendere, hai altre risorse.  Ho grandi aspettative. Ci tengo perché so che insieme ci possiamo arrivare.
Firma Maria e Fabrizio


Condividi!

Articoli simili

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *