Conflitti interiori: come superarli

conflitti interiori
 

Quante volte pensiamo: “Da una parte vorrei fare così, ma d’altra parte vorrei invece…”?

Questi pensieri sono il segnale di un conflitto interiore, che a volte ci blocca e ci impedisce di prendere decisioni.

In altri casi, abbiamo l’impressione che una parte di noi ci abbia spinto a prendere una decisione sbagliata, sull’onda dell’impulsività…

Alcuni conflitti interiori nascono dalle nostre contrapposte esigenze di novità e di sicurezza.

I conflitti interiori e molti comportamenti indesiderati sono spiegati efficacemente, in PNL, mediante la metafora del Modello per parti“.

In questo blog abbiamo già parlato del Modello per parti in PNL, in un post che trattava la formulazione degli obiettivi.

Il modello per parti e il principio dell’intenzione positiva

In ognuno di noi c’è un altro essere che non conosciamo (C.G.Jung)

Questo modello ci suggerisce di vedere noi stessi non come un tutto unico, ma come se fossimo formati da varie parti, che hanno obiettivi fra loro diversi, e a volte in aperta contraddizione. Dalla interazione fra queste nostre parti interne che si pongono obiettivi diversi fra loro nascono i conflitti interni.

 
Alcune di queste  parti sono bambine e immature poiché  sono rimaste allo stesso livello di quando sono state create nella nostra infanzia.
 
Tutte le nostre parti hanno la funzione di aiutarci a fronteggiare una determinata situazione da noi percepita come problematica. 
 

Il principio dell’intenzione positiva sostiene che nessuna delle nostre parti opera allo scopo di danneggiarci: ogni parte di noi ha, o ha avuto in passato, un’intenzione positiva nei nostri confronti. 


Le persone fanno il male non per nuocere agli altri, ma per fare bene a sé, e ciò non merita biasimo. (
Giacomo Leopardi, Operette morali)

Da adulti continuiamo a portarci dentro alcune parti “bambine” che ci spingono a mettere in atto comportamenti disfunzionali anche se, alla nascita, essi erano funzionali, avevano un senso.

Come negoziare un conflitto interiore

Potremmo, per esempio, sentirci in conflitto riguardo alla decisione di cambiare lavoro. 

Da una parte la situazione in cui ci troviamo ci è conosciuta, e ci dà un senso di sicurezza. Dall’altra, siamo stimolati dalla nuova possibilità, da un lavoro che ci gratificherebbe di più.
In questo caso il conflitto sembra da una parte che vuole che noi ci sentiamo sicuri, e da una parte per cui è importante la nostra realizzazione. 

Le prime cose da chiarire sono le intenzioni positive delle due parti:
  • un’intenzione positiva riguarda il fatto di sentirci sicuri e di allontanarci da situazioni potenzialmente “pericolose”
  • la seconda intenzione positiva vuole spingerci a raggiungere i nostri obiettivi e a cercare la nostra realizzazione in campo professionale
Per fare una negoziazione soddisfacente tra le parti coinvolte, occorre comporre il conflitto soddisfacendo entrambe le intenzioni.

In tutti questi casi, è possibile comporre il conflitto seguendo i seguenti passi:

    • individuare le due parti interne in conflitto;
    • dar loro un nome
    • individuare le intenzioni positive soggiacenti alle loro richieste
    • avviare un processo negoziale volto ad individuare una soluzione che soddisfi entrambe le intenzioni positive
    • mettere in atto la soluzione
Approfondimenti:

sveglia sfasciataMolti di noi sperimentano un conflitto quando suona la sveglia: da una parte vorremmo rimanere a letto e magari sfasciare la sveglia, dall’altra vorremo alzarci per fare quello che dobbiamo fare.

Evidentemente c’è un conflitto tra

  • una parte di noi focalizzata su obiettivi immediati (massimizzare il piacere, evitare la fatica)
  • una parte focalizzata su obiettivi  a medio termine (obiettivi professionali, responsabilità varie)
Un conflitto simile viene sperimentato anche nel video seguente, che mostra un esperimento (il test del marshmallow) su bambini sui 4-6 anni, a cui viene chiesto di rimandare una sensazione piacevole.
A questi bambini viene dato un dolcetto, ma viene loro raccomandato di non mangiarlo: se non lo mangeranno, dopo un quarto d’ora ne riceveranno un altro.
 
Il video mostra il comportamento dei bambini lasciati soli….
 

 
 
Le basi di questo genere di conflitti si trova nel fatto che viviamo in quello che alcuni studiosi definiscono ambiente a ritorno ritardato. Nella nostra realtà attuale, la maggior parte delle nostre azioni non produce un ritorno immediato. Lavoriamo con impegno, e dopo qualche settimana riceviamo lo stipendio; risparmiamo oggi per goderne il frutto molto più tardi.
 
Il fatto è che il cervello umano non si è evoluto per vivere in un ambiente a ritorno ritardato. I primi esemplari di Homo Sapiens Sapiens sono nati duecentomila anni fa, e vivevano in un ambiente a ritorno immediato. Pensavano in continuazione a come procurarsi il cibo, a trovare un riparo e a sfuggire ai predatori. Le loro azioni restituivano all’istante risultati chiari e immediati.
 
E il nostro cervello è molto simile a quei nostri progenitori, ed evolve molto più lentamente di quanto evolva la società: ce ne andiamo in giro con lo stesso hardware di cui disponevano i nostri antenati del Paleolitico.
 
In ogni caso, per avere successo nella maggior parte dei settori, è meglio ignorare una ricompensa immediata a favore di una ritardata, nonostante questo non ci venga granché spontaneo.
 

Formulare piani SE-ALLORA

 

Ecologia della mente

Quando l’ecologia della mente non viene rispettata, qualsiasi soluzione diventa temporanea: insorgono problemi, dubbi, conflitti che riportano il problema alla sua dimensione originaria.

Perché una soluzione sia ecologica occorre tener conto di tutti i suoi possibili effetti. Una soluzione è «ecologica» quando si colloca senza conseguenze negative nella nostra vita: senza nuocere a noi, a parti di noi o al contesto in cui siamo inseriti.

A questo punto ricorreremo alla metafora parlamentare. E’ come se il nostro funzionamento assomigliasse a quello di una democrazia parlamentare, e dove tutte le nostre parti interne parlamento

ricoprissero il ruolo di parlamentari. 

Al nostro interno, proprio come in un Parlamento, c’è una maggioranza che governa e un’opposizione che cerca di contrastare le decisioni del governo, tutelando i propri interessi.

Rimuovere o non tener conto di una istanza interna, un bisogno, un’emozione, non la fa sparire, ma, paradossalmente, la nutre e la fa crescere, rendendola più forte

E’ quindi molto importante che tutte le nostre parti interne trovino rappresentanza in parlamento, anche le parti che non ci piacciono, anche le parti che ci spingerebbero a comportamenti di cui ci vergogneremmo.

Se questa condizione non venisse rispettata, l’unico modo che le parti avrebbero  per farsi valere sarebbe quello di darsi al terrorismo e al boicottaggio: boicottando il raggiungimento dei nostri obiettivi e spingendoci a mettere in atto comportamenti inadeguati.

Quindi occorre prendere seriamente in considerazione le istanze di tutte le nostre parti interne, senza reprimerne nessuna.
 

A volte abbiamo l’impressione che una parte di noi ci abbia spinto a prendere una decisione sbagliata e impulsiva, a comportarci in modo inappropriato. E’ il segnale che una parte bambina e immatura ha preso il controllo. Continuando la metafora parlamentare, è passata da essere un membro del Parlamento ad essere Capo del Governo. Questa specie di “colpo di stato” è all’origine di molti nostri comportamenti immaturi.

 
Il problema è che, quando si presentano alla nostra mente, queste istanze non ci sembrano immature, ci sembrano semplicemente comportamenti che ci aiutano ad esaudire i nostri desideri.
In che modo, quindi, distinguere queste istanze di parti immature da desideri che derivano da una nostra progettualità adulta?
 

Uno dei segnali rivelatori può essere l’urgenza. Se sentiamo l’esigenza di seguire il nostro impulso immediatamente, quando il contesto non lo rende necessario, è un segnale che una parte immatura sta cercando di prendere il sopravvento. Anche in questo caso bisogna capire che cosa vuole ottenere di positivo per noi, e farglielo ottenere in un modo un po’ diverso dalle sue aspettative, in un modo più adulto.

Approfondimenti: 

Maria Soldati & Fabrizio Pieroni
 

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