vita noiosa
 

Tra i nostri conflitti interiori è molto comune quello suscitato dalla ricerca di sicurezza contrapposta al desiderio di esplorazione, che determina un’oscillazione tra dipendenza e autonomia. Queste forze contrastanti ci spingono, alternativamente, in una direzione o in un’altra.

Da una parte sentiamo il desiderio di novità, dall’altra la routine e le nostre abitudini ci rassicurano.

dipendenza-autonomia
A questo proposito, riportiamo un brano di Mihaly Csikszentmihalyi, lo psicologo dello stato di Flow.
 
Dopo circa un anno di totale dipendenza, il bambino comincia ad avvertire il bisogno di affermare la propria autonomia. Di conseguenza, comincia a voler fare le cose a modo suo e, se gli si impedisce di farlo, reagisce con stizza.

Alcuni individui arrestano il loro sviluppo a questo stadio, ma la loro autoreferenzialità e impulsività di solito li segna come individui patologicamente immaturi.
Quando, crescendo, si rende conto della vastità del mondo, sente un senso di sgomento di fronte alla propria irrilevanza. A quel punto si preoccupa di essere all’altezza dei coetanei, di venire accettato e riconosciuto da una comunità più vasta della famiglia.

Questa è la fase della conformità, e per molti individui lo sviluppo personale si arresta lì.
Crescendo ancora, molti adolescenti non sono più soddisfatti da una mera conformità. 
L’affermazione dell’individualità ritorna ad essere un obiettivo importante e, se risulta troppo difficile da raggiungere, la rivolta (o la rinuncia) prende il suo posto.
Alcuni possono prima o poi ritornare ad una rassicurante conformità, altri alterneranno fasi di ribellione e conformismo.
Col crescere dell’età diminuisce il numero di individui che continuano ad oscillare fra l’affermazione dell’individualità e l’accettazione dei valori di gruppo.
Il livello più alto di sviluppo prevede un affermazione affinata dell’individualità e un maggiore approfondimento dell’integrazione.

Base sicura

John Bowlby ha evidenziato il conflitto interiore tra base sicura e comportamento esplorativo.

Una base sicura. Applicazioni cliniche della teoria dell’attaccamento

Tutti noi, dalla nascita alla morte, siamo al massimo della felicità quando la nostra vita è organizzata come una serie di escursioni, lunghe o brevi, dalla base sicura fornita dalle nostre figure di attaccamento. (John Bowlby)

Di fronte ad uno stimolo troppo nuovo, il bambino si spaventa e cerca la mamma.

Quando raggiunge sufficiente sicurezza riprende ad esplorare l’ambiente. Di fronte a qualcosa di sconosciuto, si ferma e guarda la madre. Se lei rimane tranquilla, il bambino si rassicura e riprende l’esplorazione.
 
Nella misura in cui viene a mancare la sicurezza, il bambino riduce la sua esplorazione del mondo. Anziché aprirsi, condividere, scambiare con gli altri, continuare ad apprendere, il bambino si chiude e si protegge. La struttura difensiva che si viene a creare non riguarda solo il mondo emozionale e il mondo degli affetti, ma anche il processo stesso del conoscere. La sua mente erige intorno a sé una sorta di barriera, di cintura difensiva.

 
Anche Mauro Scardovelli, nel suo bel libro Subpersonalità e crescita dell’io,
affronta questa tematica non solo come dinamica normalmente presente nella vita umana, ma anche quando questa alternanza assume le caratteristiche di una patologia. Distingue due differenti direzioni di questa struttura:
  • l’agorafobia, cioè la paura del troppo vasto e dell’ignoto
  • la claustrofobia, cioè la paura del troppo stretto e troppo familiare

Alcune persone rimangono in bilico tra i due poli sicurezza – esplorazione: ad esempio, non sanno decidere tra l’amante (esplorazione) e il coniuge (sicurezza). Ci sono donne e uomini che scelgono un partner già impegnato, poi si lamentano che non lascia il coniuge. Come mai scelgono qualcuno già impegnato? Forse perché così sono sicuri di non cadere nella costrizione di un legame che inconsciamente temono.

Metaprogramma via da – verso

 
Secondo Mauro Scardovelli l’alternanza della ricerca di sicurezza e comportamento esplorativo è patologico se è motivato dal metaprogramma via da, anziché dal metaprogramma verso. Che cos’è il metaprogramma via da-verso, cosa sono i metaprogrammi?
 

In PNL i Metaprogrammi sono filtri interni che si presentano in modo ricorrente e ripetitivo in una persona. Ne esistono molti, ma quello che ci interessa in questo momento riguarda la direzione della motivazione.

Le persone possono motivarsi in due modi:

  • Verso una sensazione piacevole: un progetto, una meta, un obiettivo…
  • Via da una sensazione spiacevole: un problema, una difficoltà, un disagio…
Nel primo caso la persona vuole raggiungere un proprio stato desiderato, nel secondo caso la persona si vuole allontanare dallo stato presente, che non vuole più (magari senza sapere esattamente cosa vuole al posto della situazione presente).
 
L’alternarsi di ricerca di sicurezza e desiderio di esplorazione può, dunque, essere effettuato in quattro diversi modi:
  • ricerca di sicurezza per andare via dall’insicurezza che spaventa
  • ricerca di esplorazione per andare via dalla routine che fa sentire costretti
  • ricerca di sicurezza verso la sicurezza (si desidera la sicurezza)
  • ricerca di esplorazione verso l’esplorazione (si desidera l’esplorazione)
Gli ultimi due modi sono sani, e caratterizzano una dinamica equilibrata.

Il via da di chi vuole sfuggire la routine e il conosciuto…  può essere in gran parte a livello inconscio, e magari il claustrofobico crede di avere una passione incredibile per l’avventura, i viaggi, le terre lontane, i luoghi sconosciuti, le culture molto diverse dalla sua. In realtà questo desiderio di lontananza, di novità, di imprevedibilità non è libero ma compulsivo. Egli “deve” andare via, altrimenti si sente sempre peggio. C’è una costrizione a non sentirsi costretto, una doverizzazione a sentirsi libero, una compulsione, appunto. Egli dice di volere la libertà, e per questo magari odia ogni forma di ripetizione e di routine. Ha fame di cambiamento e di continue stimolazione. Ha bisogno di cambiare lavoro, luoghi, casa, arredamento, abitudini. Gli è facile sostenere che la sua è un’insaziabile curiosità. Il realtà è allergico al troppo familiare, da cui deve continuare a fuggire.

Il via da di chi vuole sfuggire l’insicurezza… si colloca sul polo opposto: ha bisogno di protezione, sicurezza, familiarità…. Normalmente egli cerca la protezione di un partner, in compagnia del quale si sente più sicuro… il partner, o l’amico, rappresentano la sua base sicura mobile, che si porta dietro, come una chiocciola si porta dietro il guscio.


Capire se i propri conflitti tra la ricerca di sicurezza e l’esplorazione sono retti dal verso o dal via da non è semplicissimo: nella citazione Mauro Scardovelli parla di quanto sia facile ingannarsi, e scambiare un via da per un verso.

Quando si presentano alla nostra mente, queste istanze ci sembrano non un via da, cioè un modo di allontanarsi da qualcosa, ma un modo di realizzare i nostri valori. Come riconoscere quindi un via da? Una riflessione approfondita aiuta molto, e un segnale rivelatore è percepire la propria motivazione come una necessità impellenteSe sentiamo l’esigenza di seguire il nostro impulso immediatamente e come un’assoluta necessità significa, quasi certamente, che la direzione della nostra motivazione è un via da.

E’ una questione fondamentale per comprendere se le proprie oscillazioni tra i due poli siano sane e fisiologiche oppure no.

Da leggere:

Maria Soldati & Fabrizio Pieroni

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