Le convinzioni sono il nostro modo di mettere in relazione, di collegare i diversi aspetti della realtà, attribuendo loro un significato.
Facciamo un esempio: se io sono convinto che il matrimonio sia un ingrediente fondamentale per avere una vita felice, questo presuppone che:
io abbia una qualche esperienza, diretta o indiretta, del matrimonio
io abbia una qualche esperienza, diretta o indiretta, della felicità
tra queste due esperienze io stabilisca un nesso di causa-effetto
Stabilendo dei collegamenti tra le varie esperienze, costruiamo la nostra “mappa” della realtà, sulla quale ci basiamo per orientarci e per prendere le nostre decisioni. La materia prima di questa “costruzione” è la nostra esperienza, presente e passata.
Fanno parte della nostra esperienza, oltre alla nostre esperienze dirette, anche avvenimenti accaduti ad altre persone, di cui abbiamo sentito parlare, ed esperienze non accadute realmente, ma soltanto immaginate.
Se vi sembra strano che esperienze solo immaginate possano costituire la base per costruire i modelli che ci servono ad orientarci nel mondo, basta pensare all’effetto che fa, ad un partner geloso, il fantasticare attorno ai presunti tradimenti della partner: è indubbio che esperienze immaginate possano avere lo stesso peso (o anche superiore, a volte) rispetto a esperienze realmente vissute.
Le convinzioni di base
Le nostre convinzioni possono essere classificate sulla base della loro generalità. Esistono le convinzioni di base, che riguardano:
noi stessi
gli altri
gli altri prossimi
la vita
il mondo
(esempio: io sono una persona onesta, la vita è dura, le persone sono approfittatrici).
Esistono poi convinzioni anche molto specifiche su determinati aspetti della realtà (la mia casa è troppo piccola, la marca x è una buona marca).
Quello che possiamo o non possiamo fare, cosa riteniamo possibile o impossibile è raramente in funzione delle nostre risorse. Spesso è in funzione delle convinzioni su chi pensiamo di essere. (Albert Camus)
L’insieme delle nostre convinzioni forma un sistema sostanzialmente coerente, che ha una struttura gerarchica, a “grappolo” rovesciato, al vertice del quale ci sono convinzioni molto profonde e con un alto grado di generalità, al quale sono collegate tutta una serie di convinzioni via via più specifiche che ne discendono logicamente.
Ad esempio, io posso avere alcune convinzioni di base di questo tipo: “Io sono una persona di valore”, “Le persone sono degne di fiducia”.
Queste due convinzioni si trovano al vertice di un grappolo di altre convinzioni coerenti con questa, ad esempio:
Ho fiducia nel futuro
Ho tutte le risorse che mi occorrono
Grappolo di convinzioni
Posso ottenere l’aiuto degli altri
Raggiungerò i miei obiettivi
Io sono in grado di imparare quello che non so fare
Via via che si scende dal generale al particolare, un grappolo di convinzioni di questo genere potrebbe generare, ad esempio, la seguente aspettativa:
“Mercoledì per la prima volta farò una presentazione di fronte a più di 30 clienti, e andrà benissimo”. Ma se le convinzioni di base da cui partire fossero diverse?
Io non sono una persona di valore
Le persone non sono degne di fiducia
Da queste diverse convinzioni di base discenderanno, logicamente, convinzioni diverse:
Il futuro è incerto e minaccioso
Non sono adatto per fare … , non ci riuscirò mai.
Ammesso che gli altri fossero disponibili ad aiutarmi, non potrebbero farlo
Porsi obiettivi è inutile
Non sono capace di fare alcune cose
La conclusione potrebbe essere: “Mercoledì dovrei fare quella presentazione, non me la sento. Farò una figuraccia”.
Le convinzioni di base tendono a rimanere stabili, molto più delle convinzioni di livello intermedio e superficiale, per non parlare delle semplici opinioni, che sono soggette a cambiamenti abbastanza frequenti.
Data la relazione di consequenzialità logica tra una convinzione e quelle che ne discendono, il cambiamento di una convinzione avrà conseguenze sulle convinzioni che ne conseguono.
Di conseguenza, se cambia una convinzione di livello profondo e molto generica, al vertice del “grappolo”, il cambiamento avrà conseguenze su tutte le convinzioni del “grappolo”.
A complicare le cose, c’è il fatto che il nostro sistema di convinzioni può incorporare grappoli di convinzioni di segno opposto sugli stessi contenuti.
Ad esempio, è possibile che una persona abbia una convinzione di base “Io sono una persona di valore” e il grappolo di convinzioni che ne conseguono, e abbia, contemporaneamente, la convinzione di base “Io non sono una persona di valore” con il relativo grappolo di convinzioni conseguenti.
Questa persona farà riferimento al primo grappolo nei suoi “momenti si”, quando il suo stato interiore è positivo, al secondo nei “momenti no”, quando le cose vanno male. Approfondimento: Bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto?
Siamo consapevoli delle nostre convinzioni?
E’ facile essere consapevoli delle nostre convinzioni più superficiali, delle nostre opinioni, riconoscendole come tali, riconoscendo che costituiscono “il nostro punto di vista”. Ma le nostre convinzioni più profonde, quelle di cui siamo assolutamente certi, non ci appaiono come “farina del nostro sacco”, ma come la fedele descrizione della realtà.
Quanto più siamo inconsapevoli delle nostre convinzioni, tanto più ci appaiono “oggettive” e fuori discussione, tanto più queste governano “tirannicamente” la nostra vita, facendoci percepire le nostre scelte come “obbligate”.
Inoltre le nostre convinzioni, per poco fondate che possano essere, hanno la tendenza ad auto-convalidarsi. In pratica, trovano sempre conferma nella realtà non perché siano “vere”, ma perché le riteniamo vere.
Noi non possiamo percepire tutta la varietà e la complessità del reale, ma solo una sua rappresentazione semplificata. Questo accade a causa del fatto che il nostro apparato sensoriale (che è quello che ci permette di entrare in contatto con la realtà) è limitato, e di fatto non percepisce tutto il “percepibile”. Inoltre è limitata anche la nostra capacità cosciente di gestire le informazioni.
Quindi, di volta in volta, “scegliamo” cosa percepire e su cosa appuntare la nostra attenzione, e in queste scelte siamo guidati dal nostro sistema di convinzioni.
Se, ad esempio, ho una convinzione di base secondo cui il mondo non è un luogo sicuro ma è pieno di pericoli, questa convinzione mi guida quando, ad esempio, leggo un giornale: attiverà un processo di “attenzione selettiva”, per cui tutte le notizie che riferiscono di incidenti e situazioni pericolose attirano la mia attenzione e vengono da me poste in primo piano.
Al termine della lettura, trarrò la conclusione da cui ero partito, cioè che il mondo non è un luogo sicuro ma è pieno di pericoli. Se la premessa di partenza fosse stata diversa, diverso sarebbe stato il focus della mia attenzione e diverse sarebbero state le conclusioni.
Io non avrò nessuna consapevolezza di questo processo, ma crederò che le mie conclusioni siano una lettura “oggettiva” della realtà e non una mia interpretazione.
La profezia che si autoavvera
Ci sono due tizi che siedono insieme al bar in un posto sperduto e selvaggio in Alaska. Uno dei due tizi è credente, l’altro è ateo, e stanno discutendo sull’esistenza di Dio, con quell’intensità particolare che si stabilisce più o meno dopo la quarta birra. E l’ateo dice: “Guarda, non è che non abbia ragioni per non credere. Ho avuto anche io a che fare con quella roba di Dio e della preghiera. Proprio un mese fa mi sono trovato lontano dal campo in una terribile tormenta, e mi ero completamente perso e non riuscivo a vedere nulla, e facevano 45 gradi sotto zero, e così ho provato: mi sono buttato in ginocchio nella neve e ho urlato ‘Oh Dio, se c’è un Dio, mi sono perso nella tormenta, e morirò tra poco se tu non mi aiuterai’.” E a questo punto, nel bar, il credente guarda l’ateo con aria perplessa “Bene, allora adesso dovrai credere” dice, “sei o non sei ancora vivo?” E l’ateo, alzando gli occhi al cielo “Ma no, è successo invece che una coppia di eschimesi, che passava di lì per caso, mi ha indicato la strada per tornare al campo.” È facile interpretare questa storiella con gli strumenti tipici dell’analisi umanistica: la stessa precisa esperienza può avere due significati totalmente diversi per due persone diverse, avendo queste persone due diversi sistemi di credenze e due diversi modi di ricostruire il significato dall’esperienza. (David Foster Wallace)
Una delle conseguenze dell’auto-referenzialità delle nostre convinzioni è il fenomeno della “profezia che si auto avvera”, cioè il fatto che le nostre aspettative tendono a produrre risultati conformi all’aspettativa stessa.
Facciamo qualche esempio:
gli appassionati di calcio sanno bene che, quando una squadra scende in campo ritenendosi battuta in partenza uscirà sconfitta dall’incontro, indipendentemente dai valori tecnici in gioco; al contrario, si sono spesso viste squadre di semi dilettanti portare a termine imprese “impossibili” sulla scorta di una grande fiducia nelle loro possibilità che implicava l’assenza di ogni timore reverenziale per l’avversario
l’effetto “placebo” è ben conosciuto: negli esperimenti a “doppio cieco” che si effettuano per testare nuovi farmaci, il 25% circa dei soggetti che hanno assunto una sostanza inerte, un “placebo” appunto, credendo di assumere un farmaco, presentano miglioramenti della sintomatologia e guarigioni
se, visitando un cliente, il venditore pensa: “Spero di non disturbarlo, speriamo che sia l’ora adatta!” questo pensiero influenza il suo comportamento; non è tranquillo né eccessivamente cordiale e quindi l’atmosfera di quella visita non diventerà piacevole. Se l’episodio si ripete, il cliente potrebbe infastidirsi realmente di questo modo poco piacevole di trovarsi insieme
Le convinzioni profonde di cui una persona non ha consapevolezza, a volte, possono essere evidenti per coloro che conoscono bene quella persona. Si possono desumere dai comportamenti, dalle emozioni, dagli atteggiamenti, da ciò che in questa persona è ripetitivo e soprattutto dai problemi ricorrenti che incontra. La persona vive “come se fosse convinta che…” , “si relaziona come se le cose fossero…”.
La conoscenza intuitiva delle convinzioni delle persone che conosciamo è ciò che rende ai nostri occhi prevedibile, in una certa misura, i loro comportamenti.
Ciò che permette alle convinzioni di esercitare un’influenza così potente nell’ambito della salute e della guarigione (come nel caso dell’effetto placebo), è la loro intima connessione alle funzioni fisiologiche più profonde.
Le convinzioni producono tendenzialmente un effetto di auto-organizzazione o di “auto – esecuzione” sul nostro comportamento a vari livelli, focalizzando l’attenzione in una determinata area ed escludendo le altre (Robert Dilts)
Qualcuno spinge questo pensiero alle estreme conseguenze, concludendo che i nostri pensieri determinano direttamente la realtà. Questa posizione è per noi inaccettabile:
Un giovane incontra per strada un’anziana signora. La signora chiede: “Cos’è successo a tuo padre? Non viene più alle nostre riunioni settimanali di Christian Science, ed è il membro più anziano, quasi il fondatore della nostra società”. Il giovane risponde: “E’ malato, e si sente molto debole”. La donna ride, e ribatte: “E’ solo il suo pensiero e nient’altro. Lui pensa di essere malato, ma non lo è. E pensa di essere debole, ma non lo è. La vita è fatta di pensieri: diventi ciò che pensi! Digli di ricordarsi l’idea che ci ha predicato per anni. Digli di fare pensieri sani, di pensarsi forte e vigoroso!” Il giovane conclude: “Gli riferirò il suo messaggio”. Otto, dieci giorni dopo, il giovane incontra di nuovo la donna, che gli chiede: “Cos’è successo? Non gli hai riferito il mio messaggio? Perché continua a non venire alle riunioni settimanali?” E il giovane risponde: “Gli ho riferito il suo messaggio, signora; ma ora lui pensa di essere morto. E non lo pensa solo lui… tutti i vicini, la mia famiglia, perfino io stesso, pensiamo che sia morto. E non vive più con noi: è andato a stare al cimitero!” (Osho)
Convinzioni limitanti
La qualità della vostra vita dipende dalla qualità dei vostri pensieri (Marco Aurelio)
Le nostre convinzioni sono alla base di valutazioni e “conclusioni” illogiche ed arbitrarie relative alle nostre aspettative di successo, di autoefficacia, d’influenza, nel senso che potenziano o limitano, sostengono o inibiscono:
la nostra speranza nel futuro
la fiducia nelle proprie capacità
l’assunzione di responsabilità
l’esigenza di sentirsi riconosciuti, stimati dagli altri e da se stessi (autostima)
il senso di appartenenza
tutti elementi indispensabili per il nostro benessere.
Le persone mettono in atto determinate azioni per conseguire determinati risultati. Il raggiungimento dell’obiettivo dipende da:
la desiderabilità del risultato atteso,
l’aspettativa sull’idoneità dell’azione a ottenere il risultato,
l’efficacia attribuita a sé, il livello di fiducia nelle proprie capacità personali.
Questi atteggiamenti mentali e pensieri negativi contribuiscono a farci sentire sicuri o impauriti, speranzosi o in preda al panico, responsabili o vittime, vincenti o falliti, frustrati o realizzati, tristi o contenti…
Possiamo dire, quindi, che il nostro modo di pensare condiziona il nostro stato d’animo e, quando proviamo sofferenza emotiva, è perché prevalgono pensieri disfunzionali.
I fattori che determinano il nostro disagio emotivo sono numerosi, tuttavia il loro mantenimento dipende da ciò che continuiamo a pensare.
Secondo Albert Ellis, ciò che conduce alla sofferenza emotiva è frutto di pretese e aspettative irrealistiche, pensieri disfunzionali e convinzioni irrazionali.
Le famiglie di convinzioni irrazionali:
1. Io ho assoluto bisogno (estrema necessità o esigenza) di essere (sempre) amato, stimato e approvato (o almeno non giudicato male – o al minimo ignorato) da tutti coloro che ritengo importanti e significativi (che io ritengo significativi e importanti); se questo non succede è un fatto gravissimo, orribile, terribile, catastrofico, insopportabile
2. Io devo assolutamente essere (e/o dimostrarmi) sempre perfettamente adeguato, all’altezza della situazione, competente e di successo in tutto ciò che faccio altrimenti non valgo, o valgo poco o niente
3.Tutti, e, in particolare, le persone che dico io, compreso me stesso, devono assolutamente comportarsi (sempre) come io ritengo giusto (come dico io) altrimenti sono cattivi, ingiusti, inaffidabili, e quindi devono essere severamente condannati e puniti affinché imparino
4. Tutte le cose devono assolutamente andare (sempre) come piacerebbe a me, come mi sembra giusto che vadano (insomma, come dico io), altrimenti è inaccettabile, intollerabile, insopportabile
5. La mia infelicità (disagio, ansia, depressione, angoscia, rabbia, tristezza, paura, insicurezza eccetera) dipende da cause esterne, da altri, dalle situazioni che vivo e non da me, perciò io non posso fare niente oppure molto poco per modificare la situazione (io reagisco così, io sono fatto/a così, è la mia natura, il mio carattere, la mia personalità, non dipende da me, che ci posso fare? Tanto è inutile!)
6. Siccome può succedere o succedermi qualcosa di brutto, pericoloso o dannoso allora:
mi devo preoccupare in continuazione
devo pensare che succederà (quasi) di sicuro
che succederà nelle forme peggiori
che non ci potrò, o non ci si potrà, o nessuno ci potrà mai fare nulla
quindi tutto finirà nel modo più orribile, terribile e catastrofico
7. Se qualcosa mi sembra difficile (perché richiede impegno, fatica, disagio, o una mia assunzione di responsabilità, ovvero mi provoca ansia) allora mi conviene evitarlo piuttosto che affrontarlo
8. Io sono debole (insicuro/a, incapace, handicappato/a, emotivamente instabile e facilmente vulnerabile) e quindi ho bisogno di qualcuno più forte a cui appoggiarmi e da cui dipendere,altrimenti non ce la posso fare (a vivere, a esser felice, a lavorare, a muovermi, ecc.)
9. Il mio passato (la mia infanzia, le mie esperienze precoci) è la determinante assoluta delle mie condizioni attuali; e se una volta qualcosa ha avuto una forte influenza su di me, allora continuerà per sempre ad esercitare lo stesso effetto, quindi non c’è niente da fare (la mia personalità, il mio carattere è stato formato in questo modo e quindi non si può cambiare)
10. Se qualcuno (gli altri, tutti gli altri o tutti quelli che dico io) ha qualche problema o disturbo o sofferenza che gli fa fare (dire, pensare o sentire) qualcosa che non mi piace (che mi sembra sconveniente, irragionevole, dannoso, ingiusto, ecc.) allora io mi devo sconvolgere per questo motivo
11. E’ sempre possibile trovare una soluzione perfetta (o avere una sicurezza assoluta, ovvero un controllo completo) di fronte a qualsiasi problema umano, e quindi io la devo assolutamente raggiungere, altrimenti succederanno catastrofi ed orrori
Come superare le convinzioni limitanti
Un modo per superare e mettere in dubbio convinzioni che intralciano la nostra vita è sottoporsi ad una serie di domande. Innanzitutto dobbiamo arrivare ad una formulazione corretta della nostra convinzione. Poi possiamo chiederci, ad esempio:
Questa convinzione vale sempre o solo in alcuni contesti (ad esempio quello lavorativo)?
Cosa diresti a qualcuno che avesse questa stessa convinzione? Che consigli gli daresti?
Quando hai imparato che le cose stanno così? In altre parole: quando e come questa convinzione si è formata?
Cosa succederebbe se tu non avessi questa convinzione?
Quale sarebbe una convinzione che potresti avere, al posto di questa?
Conosci qualcuno che ha quest’altra convinzione? Come si comporta?
Mettiamo che questa notte, per motivi che non conosciamo (per un miracolo, o una magia), la tua convinzione di cui stiamo parlando sia sostituita dalla nuova convinzione individuata nella risposta alla domanda n.5. Però tutto questo accade mentre dormi, per cui tu non lo sai. Al risveglio, da cosa potresti accorgerti che hai la nuova convinzione, che è cambiato qualcosa?
Da cosa potrebbero accorgersene gli altri, le persone a contatto con te?
Queste domande non hanno l’obiettivo di far scomparire immediatamente la convinzione in esame, ma di avviare un processo interno che può portare a mettere sempre più in dubbio la convinzione disfunzionale e a sostituirla con un’altra più adeguata.
Molto interessante e molto pratico.
Molto interessante e molto pratico.
Grazie ! 🙂
Grazie ! 🙂
E' molto utile quello che ho letto, una trama di fili d'oro, grazie per aver reso pubblico questo sapere tanto antico quanto attuale
Maria Scurti
E' molto utile quello che ho letto, una trama di fili d'oro, grazie per aver reso pubblico questo sapere tanto antico quanto attuale
Maria Scurti
Grazie Maria per questo tuo raffinato commento
Grazie Maria per questo tuo raffinato commento