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La mappa del mondo

Il presupposto fondamentale della Programmazione Neuro Linguistica sostiene che ognuno di noi crea, nel corso della propria vita,  una propria rappresentazione della realtà, un insieme organizzato di convinzioni  su se stessi, sugli altri, sulle cose, sugli eventi.

Provate a mostrare ad un bambino di sei mesi un oggetto e poi nascondetelo. Per il bambino, l’oggetto avrà cessato di esistere. A quell’età il bambino è dotato dell’intelligenza senso-motoria, basata unicamente su ciò che riceve dai sensi.

Pochi mesi dopo il risultato sarebbe diverso: se nascondeste l’oggetto in un luogo vicino il bambino sarebbe in grado di trovarlo, perché il bambino conserva nella propria mente il ricordo (rappresentazione interna) dell’oggetto.

Con il passar del tempo svilupperà sempre più la capacità di costruire rappresentazioni interne, fino a costruire una mappa del mondo molto ricca, costituita dalle proprie esperienze, da ciò che ha visto, da ciò che gli è stato detto…

La credenza che la realtà che ognuno vede sia l’unica realtà è la più pericolosa di tutte le illusioni (Paul Watzlawich)

La mappa non è il territorio


E’ sulla  base di questa rappresentazione che attribuiamo un significato agli eventi, e valutiamo Immagine del mondo impoverita

quali siano le scelte possibili e consigliabili.


Dall’interno di questa rappresentazione personale è molto difficile vedere, o anche soltanto concepire, l’esistenza di modelli e rappresentazioni differenti.

Per un contemporaneo di Copernico doveva essere difficile accettare l’idea che fosse la terra a ruotare attorno al sole, e non viceversa. Soprattutto perché, guardando il cielo, poteva “chiaramente” vedere il sole muoversi, sorgere e tramontare.
 
La percezione di un avvenimento è funzione della nostra Mappa del Mondo. Se durante la notte sentiamo dei passi avvicinarsi, possiamo spaventarci, o rimanere tranquilli, o sentirci felici per il ritorno di una persona cara.
 
Sensazioni così diverse non dipendono dallo stimolo esterno (le onde sonore) ma dalle nostre convinzioni ed aspettative, che formano la “nostra realtà” soggettiva.
 

Infatti le persone non reagiscono emotivamente ai fatti, né alla descrizione dei fatti; le persone reagiscono emotivamente ai significati che i fatti hanno per loro. Le emozioni non sono quindi una funzione della realtà, ma sono una funzione delle credenze delle persone a proposito del senso da attribuire alla realtà.

R. Bandler, J. Grinder
 
Non ci è possibile percepire direttamente la realtà, dobbiamo per forza ricorrere ad una sua rappresentazione semplificata, che è il nostro modello.
 

Per definizione, la nostra esperienza è limitata a ciò di cui siamo consapevoli.
Avvengono molte più cose rispetto a quelle di cui siamo coscienti. È come nei grafici delle lunghezze delle onde elettromagnetiche utilizzati in fisica, dalla minore alla maggiore: possiamo vederne solo una piccola parte, il cosiddetto spettro visibile. Ciò non vuol dire che tutte le altre lunghezze d’onda non esistano, ma solo che per noi risultano invisibili: infrarosso, ultravioletto, onde radio, raggi X e molte altre. Sebbene non siamo in grado di vedere a occhio nudo queste frequenze invisibili di energia, oggi gli strumenti e la tecnologia ci consentono di riconoscerle e di misurarne gli effetti. (John Bargh)

La discriminante, quindi, non separa chi ha una rappresentazione fedele della realtà da chi non l’ha, chi ha un modello giusto da chi lo ha sbagliato, ma chi è consapevole della relatività del proprio modello da chi non lo è. Tra chi parla con tutti utilizzando solo il linguaggio del proprio modello e chi modula i propri messaggi in modo che si adattino al modello di mondo dell’interlocutore.

Il fatto che il nostro modello sia relativo non significa che non abbia valore: infatti, è grazie al nostro modello che troviamo un senso alla nostra vita e alle cose che ci accadono, e non potremmo farne a meno.

 

Confusione tra mappa e territorio
Confusione tra mappa e territorio
 
Cane confuso
 


Una mappa è sempre una versione semplificata del territorio che descrive e questa semplicità è ciò che la rende utile. Per quanto precisa sia una mappa, escluderà sempre oggetti, eventi e informazioni presenti sul territorio. L’unico modo di avere una mappa completa sarebbe riprodurre esattamente e completamente il territorio, ma questo la renderebbe vasta e ingombrante come l’originale, e quindi inutile.

“Ecco qualcos’altro che abbiamo imparato dalla vostra Nazione”. disse Mein Herr. “Disegnare mappe. Ma noi vi abbiamo superati di gran lunga. … Abbiamo infatti creato una mappa del paese in scala uno a uno”’ “L’avete usata molto?”. mi informai. “Ancora non l’abbiamo mai aperta”, disse Mein Herr;  “i contadini ci hanno mosso delle obiezioni; dicevano che avrebbe ricoperto l’intero paese, e avrebbe impedito il passaggio della luce del sole! Così adesso usiamo, come mappa del paese, il paese stesso, e vi assicuro che fa quasi il medesimo servizio”. (Lewis Carroll)
 

Filtri neurologici, sociali, individuali

La nostra mappa è il risultato del passaggio dei dati che, attraverso i nostri sensi, raccogliamo dall’esterno attraverso una serie di filtri:

Filtri della mappa
 

Riguardo ai filtri neurologici possiamo osservare, ad esempio, che l’orecchio umano può percepire suoni con frequenze variabili da un minimo di 16 Hz ad un massimo di 20.000 Hz, cioè circa 10 ottave musicali. Esistono animali che riescono ad udire suoni molto acuti, come il cane fino ai 30.000 Hz e come il pipistrello fino a 90.000 Hz. I suoni che sono al fuori del range della nostra percezione per noi non esistono.

I filtri sociali riguardano il fatto che persone di nazionalità diversa hanno regole comportamentali differenti. Ancora oggi, il confronto con altre culture dà origini a molte incomprensioni, perché siamo portati a a pensare che determinati significati, valori e comportamenti siano universali, cioè che il nostro modo di reagire all’esperienza sia l’unico possibile.

La teoria della relatività linguistica considera il linguaggio un prodotto della cultura in cui si sviluppa, che a sua volta contribuisce a perpetuare. Nelle sue estreme conseguenze questa teoria porta a concludere che è il linguaggio a determinare il pensiero e che linguaggi diversi producono universi cognitivi differenti: in pratica, persone che parlano lingue differenti percepiscono e vivono la realtà in modo differente. Pensiamo alle difficoltà di comunicazione nelle società contemporanee sempre più multi-etniche. Europei ed africani, arabi e americani non solo parlano lingue diverse, ma pensano in modo diverso, hanno rappresentazioni della realtà che sono differenti.

Ma il guajo è che voi, caro mio, non saprete mai come si traduca in me quello che voi mi dite. Non avete parlato turco, no. Abbiamo usato, io e voi, la stessa lingua, le stesse parole. Ma che colpa abbiamo, io e voi, se le parole, per sé, sono vuote? Vuote, caro mio. E voi le riempite del senso vostro, nel dirmele; e io, nell’accoglierle, inevitabilmente, le riempio del senso mio. Abbiamo creduto d’intenderci; non ci siamo intesi affatto. (Luigi Pirandello – Uno, nessuno e centomila)

I filtri individuali sono collegati alle nostre personali esperienze, ognuna delle quali ci ha insegnato qualcosa. E con i filtri individuali, la soggettività della nostra Mappa del Mondo diventa massima.

Riassumendo

 
Per chiarire ulteriormente, presentiamo questa tabella riassuntiva:
 
 
Tabella riassuntiva
 

Rendere la nostra mappa più flessibile è interesse di tutti noi.

 
Ritorniamo alla metafora della carta geografica: se io cancello da una mappa tutte le strade secondarie che congiungono Modena a Bologna, mi rimarrà un’unica scelta, percorrere l’autostrada.
 
Ma se la mia mappa è più ricca e più particolareggiata, ecco che le mie possibilità di scelta aumentano: potrò percorrere la Via Emilia o altri percorsi.
 
La nostra Mappa del Mondo può subire un processo analogo. Ad esempio, tutte le volte che abbiamo un “devo”, che ci indica una strada obbligata, senza alternative.
 
Possiamo far riapparire le opzioni cancellate con la domanda di metamodello: “Cosa succederebbe se non facessi…”
 
Anche i quantificatori universali (sempre, mai, tutti, nessuno) indicano un irrigidimento e un impoverimento della mappa. Se una persona dice:
 
“Non mi posso fidare di nessuno”,
 
noi possiamo contestare il quantificatore universale “nessuno” chiedendogli: “Proprio di nessuno? Non c’è mai stata una volta in cui hai potuto fidarti di qualcuno?”,
 
e se la persona risponde: “Si, certo, ho un amico di cui posso fidarmi!”,
 

è successo che questa persona aveva cancellato qualcosa; la domanda ha permesso alla persona di recuperare l’esperienza di riferimento e di tenerne conto nella rappresentazione del suo modello del mondo, introducendo una maggiore complessità e una maggiore possibilità di scelta.

 

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