BenvenutiBinBparadiso

Vi  è mai  capitato di imbattervi, sul web, in siti che pubblicizzano una soluzione miracolosa:

  • pillole in grado di farvi perdere 20 chilogrammi in pochissimi giorni,
  • le “diete delle star” fino ad ora tenute segrete?
  • una nuova erba appena riscoperta, definita “erba divina” o “erba dell’immortalità” o “erba celestiale dalle proprietà eccezionali”, e che sarebbe in grado di guarirvi da almeno 20 disturbi diversi?
  • come guadagnare un milione di euro dal niente in un mese?
  • esercizi fisici il cui effetto sarebbe l’immortalità (!)
  • e via esagerando?

Per non parlare delle aspettative generate da percorsi che promettono a chiunque di raggiungere in un batter d’occhio un grande carisma, grandi capacità di leadership, elevati livelli di autostima…

Se vi siete imbattuti in pubblicità di questo tipo, come è molto probabile, vi siete imbattuti in operatori economici che cercano di sfruttare la “Sindrome di Utopia”
Cosa si intende per Sindrome di Utopia?
La nostra è un’epoca di utopie. Certi sforzi grandiosi ed esoterici non sono un puro capriccio, ma un segno tipico dei nostri tempi. Guru di tutti i tipi spalancano le porte di paradisi che i santi in cielo non oserebbero neanche dischiudere. “La condizione naturale dell’uomo è la meraviglia e l’estasi; non dovremmo accontentarci di niente di meno” è scritto nel preambolo della costituzione di una cosiddetta Università Libera. Un programma offre “un sistema di sviluppo umano strutturato per donare lucidità di pensiero, equilibrio emotivo, serenità e gioia fisica. Il risultato finale sarà la completa integrazione di mente, emozioni e corpo – vera condizione naturale dell’uomo “.
Le parole introduttive di un corso organizzato per coppie sposate sono queste: “Un matrimonio che comporti compromessi in amore è un gioco che non vale la candela”.
II programma di un rispettabilissimo istituto di istruzione superiore promette fiduciosamente: “Se avete di voi stessi un’idea vaga ed effimera, se vi sentite complessati, questa serie di conferenze e di tavole rotonde può farvi apprezzare e godere al massimo l’intensa ricchezza e il profondo significato della vita”. Ma che succede se uno non ce la fa a raggiungere lo stato naturale della meraviglia e dell’estasi e se non vede fiorire l’intensa ricchezza della vita? …
Nella nostra epoca i risultati e le patologie di tali aspettative utopistiche cominciano a diventare evidenti, virulenti, e non più limitati a particolari sistemi comunitari o politici, essi dimostrano che i tentativi utopistici di cambiare lo stato delle cose hanno conseguenze specifiche, le quali tendono a perpetuare o addirittura a peggiorare ciò che si doveva cambiare.
Se tale meta è utopistica, allora l’atto stesso di porsela crea una situazione dove è assai più probabile che il soggetto imputi alla propria insufficienza l’irraggiungibilità della meta invece di addebitarla alla natura utopistica della meta stessa: dovrei avere una vita ricca e piena di soddisfazioni, invece è banale e noiosa: dovrei provare sensazioni intense, ma non riesco a suscitarle dentro di me. Il dropping out, la depressione, il chiudersi in se stessi, magari il suicidio probabilmente non sono che conseguenze di questo pericoloso stato d’animo.

change

Change: la formazione e la soluzione dei problemi

Approfondimento: 

Dal 1974 (anno in cui Paul Watzlawich ha scritto le frasi sopra riportate) ad oggi la situazione non è certamente migliorata, come è facile scoprire attraverso una breve ricognizione su Internet, che testimonia una diffusa ricerca della scorciatoia, della soluzione definitiva e onnicomprensiva che, magicamente, sarebbe in grado di preservarci dalle sensazioni spiacevoli e dalla fatica della vita quotidiana. 

Su questi desideri fanno leva le politiche commerciali e di marketing degli operatori economici e della politica. Le conseguenze di aspettative di questo genere, come sosteneva Watzlawich, possono essere dannosissime.

 
Dal nostro punto di vista, l’antidoto più efficace a questo modo di complicarsi la vita, oltre ad un sano buon senso, si trova nei presupposti dell’ACT (sullo stesso argomento il Post Perché è così difficile essere felici? e il Post Dialogo interno), una nuova scuola che fa parte di quella che viene definita la “terza ondata” della terapia cognitivo comportamentale.
Secondo l’ACT, è naturale provare un certo livello di dolore fisico o emozionale, la vita ne ha per tutti, e la cosa migliore che possiamo fare è essere disposti ad accettare queste sensazioni negative. Quindi possiamo distinguere due diverse idee di felicità:
  1. Quello più comune è «sentirsi bene», provare sensazioni piacevoli e non provare sensazioni spiacevoli. A tutti noi piacciono le sensazioni piacevoli, quindi, chiaramente, le rincorriamo. Ma queste sensazioni non durano, ci sforziamo di trattenerle, ma ogni volta scivolano via. In realtà, più le rincorriamo e più soffriamo di ansia e depressione.
  2. Un altro significato è «vivere una vita ricca, piena e significativa». Una volta che abbiamo chiarito cosa è importante per noi nella vita e ci comportiamo di conseguenza, allora la nostra esistenza diventa ricca. Una vita di questo genere ci darà sensazioni piacevoli, ed è giusto trarne il massimo quando si presentano. Ma se cerchiamo di averle sempre, avremo perso in partenza, perché la vita comprende anche il dolore.
Russ Harris definisce in questo modo la trappola della felicità: per trovare la felicità cerchiamo di evitare o eliminare le emozioni spiacevoli, magari rincorrendo una soluzione definitiva e omnicomprensiva, ma più ci sforziamo in questo senso, più ci creiamo sentimenti negativi.

Ti danno quel messaggio perverso che le condizioni socioeconomiche non sono importanti, quando lo sono. Essere in un paese con la democrazia non è la stessa cosa di essere senza di essa; né è lo stesso essere una donna in Zambia o negli Stati Uniti. Dite a George Floyd che le sue condizioni non erano importanti, che la sua felicità era una questione di quattro pensieri (Rafael Pardo)

E questo è ciò che capita, secondo noi, a quelli che inseguono le varie “utopie”: le loro gigantesche aspettative sono disattese, e dopo un primo periodo di euforia si ritrovano a tu per tu con il loro senso di inutilità e di mancanza di significato.

Maria Soldati & Fabrizio Pieroni
Condividi!

Articoli simili

4 Commenti

  1. Molto bello. In questo periodo, poi, è più che mai attuale…
    Arrigo C.

  2. Molto bello. In questo periodo, poi, è più che mai attuale…
    Arrigo C.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *