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Le tre doverizzazioni di base

  1. Doverizzazioni su se stessi: “io devo agire bene ed essere approvato da tutte le persone per me significative, altrimenti sono completamente un incapace, e ciò è terribile”. Ne deriva che: “Devo assolutamente avere successo nella maggior parte delle mie azioni e relazioni: altrimenti come persona sono del tutto inadeguato e inutile!”. Risultato: sensazioni di grave ansietà, depressione, disperazione, inutilità. Atti di fuga, rinuncia, abbandono, dipendenza.
  2. Doverizzazioni sugli altri: “gli altri devono trattarmi bene ed agire come io penso che debbano assolutamente agire, altrimenti meritano di pagarla”. In particolare: “Il resto della gente deve, assolutamente, trattarmi con considerazione, giustizia, rispetto e amabilità; altrimenti, non sono così buoni come dicono, e non meritano di raggiungere la felicità durante la vita”. Risultato: sentimenti di ira, rabbia, risentimento. Atti di lotta, inimicizia, violenza, guerre, genocidi.
  3. Doverizzazioni sulle condizioni di vita: “le cose che mi succedono devono essere proprio come io pretendo che siano, altrimenti la vita è insopportabile”. In specifico: “Le condizioni in cui vivo devono essere assolutamente confortevoli, piacevoli e di pregio: altrimenti sarà orribile, non lo sopporterò e tutto questo maledetto mondo sarà uno schifo!”. Risultato: sentimenti di autocommiserazione, ira e bassa tolleranza alla frustrazione. Atti di abbandono, lamentela continua e dipendenze.
Da queste doverizzazioni di base possono nascere altri tipi di pensieri disfunzionali come ad esempio:
  • Pensiero catastrofico: consiste nel generalizzare e nell’esagerare l’aspetto terribile di certi eventi, per esempio: “E’ orribile essere criticati”.
  • Intolleranza, insopportabilità: si tratta di pensieri che denotano una bassa tolleranza alla frustrazione. Consistono nel ritenere che certi eventi obiettivamente spiacevoli non possono essere sopportati, ad esempio: “Non posso sopportare di fare quello che non mi piace”, “É insopportabile avere così tante cose da fare”, “Non posso tollerare di essere preso in giro”.
  • Svalutazione globale di sé o degli altri: consiste nel ritenere che poiché non si è riusciti bene in qualcosa, allora si è un fallimento totale. Si confonde la prestazione con il valore della persona. Oppure la svalutazione globale può essere rivolta agli altri, ritenendo che poiché uno o più comportamenti di una persona sono negativi, allora l’intera persona è negativa (identificazione tra identità e azioni). Esempi di entrambi i tipi di svalutazione globale potrebbero essere: “Sono così stupido e incompetente”, “Sono un elemento senza speranza”, “É una vera incapace”, “Il mio capo/dottore/.. è completamente fuori di testa”…
  • L’indispensabilità (bisogni assoluti): è un modo di pensare che ci porta erroneamente a considerare indispensabile ciò che è solo desiderabile, auspicabile, utile, ma di cui possiamo fare a meno anche se con qualche inconveniente. Con questa forma di pensiero trasformiamo certi eventi, certe persone o certi oggetti in una condizione ineludibile per la nostra felicità. In molti casi ciò che consideriamo indispensabile sono l’approvazione, la stima, l’affetto, l’amicizia. Ad esempio: “E’ indispensabile essere apprezzato da tutti i miei amici”, “Non potrei andare avanti se non avessi l’affetto di certe persone”, “É indispensabile che i miei superiori riconoscano ed apprezzino il lavoro svolto”.
 
Questi pensieri disfunzionali agiscono come virus e si manifestano in atteggiamenti negativi come ad esempio:
  • Pretese ed esigenze, eccessive
  • Interpretazioni sbagliate
  • Ingigantire
  • Generalizzare
  • Avere un dialogo interno auto svalutante
  • Avere attitudini pessimistiche
  • Fare paragoni negativi con gli altri
  • Rimuginare sul passato
  • Vivere nel futuro
  • Non essere nel presente, vivere altrove
  • Sentirsi impotenti di fronte a persone ostili
  • Colpevolizzare gli altri
  • Avere difficoltà a perdonare se stessi
  • Avere timore eccessivo di fallire e di fare errori
  • Essere eccessivamente sensibili alle critiche
  • Sentirsi frustrati ed intolleranti
In un prossimo post prenderemo in considerazione ciascuno di questi atteggiamenti e analizzeremo le emozioni ad essi associate.
 
“Il dolore che voi create adesso è sempre qualche forma di non accettazione, qualche forma di resistenza inconsapevole a ciò che esiste. A livello del pensiero, la resistenza è una qualche forma di giudizio. A livello emozionale, è una qualche forma di negatività. L’intensità del dolore dipende dal grado di resistenza al momento presente, e questo a sua volta dipende dalla forza con cui vi identificate con la vostra mente. La mente cerca sempre di negare l’adesso e di sfuggirlo. In altri termini, più voi vi identificate con la vostra mente, più soffrite. Oppure possiamo metterla così: più siete in grado di onorare e di accettare l’Adesso, più siete liberi dal dolore, dalla sofferenza, nonché liberi dalla mente egoica.”
Ekart Tolle, Il Potere di adesso
 
Cosa ne pensate, vi capita di essere vittima di queste doverizzazioni e di questi pensieri disfunzionali? A noi capita, purtroppo…
 
Maria Soldati & Fabrizio Pieroni
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