
Le tre doverizzazioni di base
- Doverizzazioni su se stessi: “io devo agire bene ed essere approvato da tutte le persone per me significative, altrimenti sono completamente un incapace, e ciò è terribile”. Ne deriva che: “Devo assolutamente avere successo nella maggior parte delle mie azioni e relazioni: altrimenti come persona sono del tutto inadeguato e inutile!”. Risultato: sensazioni di grave ansietà, depressione, disperazione, inutilità. Atti di fuga, rinuncia, abbandono, dipendenza.
- Doverizzazioni sugli altri: “gli altri devono trattarmi bene ed agire come io penso che debbano assolutamente agire, altrimenti meritano di pagarla”. In particolare: “Il resto della gente deve, assolutamente, trattarmi con considerazione, giustizia, rispetto e amabilità; altrimenti, non sono così buoni come dicono, e non meritano di raggiungere la felicità durante la vita”. Risultato: sentimenti di ira, rabbia, risentimento. Atti di lotta, inimicizia, violenza, guerre, genocidi.
- Doverizzazioni sulle condizioni di vita: “le cose che mi succedono devono essere proprio come io pretendo che siano, altrimenti la vita è insopportabile”. In specifico: “Le condizioni in cui vivo devono essere assolutamente confortevoli, piacevoli e di pregio: altrimenti sarà orribile, non lo sopporterò e tutto questo maledetto mondo sarà uno schifo!”. Risultato: sentimenti di autocommiserazione, ira e bassa tolleranza alla frustrazione. Atti di abbandono, lamentela continua e dipendenze.
Da queste doverizzazioni di base possono nascere altri tipi di pensieri disfunzionali come ad esempio:
- Pensiero catastrofico: consiste nel generalizzare e nell’esagerare l’aspetto terribile di certi eventi, per esempio: “E’ orribile essere criticati”.
- Intolleranza, insopportabilità: si tratta di pensieri che denotano una bassa tolleranza alla frustrazione. Consistono nel ritenere che certi eventi obiettivamente spiacevoli non possono essere sopportati, ad esempio: “Non posso sopportare di fare quello che non mi piace”, “É insopportabile avere così tante cose da fare”, “Non posso tollerare di essere preso in giro”.
- Svalutazione globale di sé o degli altri: consiste nel ritenere che poiché non si è riusciti bene in qualcosa, allora si è un fallimento totale. Si confonde la prestazione con il valore della persona. Oppure la svalutazione globale può essere rivolta agli altri, ritenendo che poiché uno o più comportamenti di una persona sono negativi, allora l’intera persona è negativa (identificazione tra identità e azioni). Esempi di entrambi i tipi di svalutazione globale potrebbero essere: “Sono così stupido e incompetente”, “Sono un elemento senza speranza”, “É una vera incapace”, “Il mio capo/dottore/.. è completamente fuori di testa”…
- L’indispensabilità (bisogni assoluti): è un modo di pensare che ci porta erroneamente a considerare indispensabile ciò che è solo desiderabile, auspicabile, utile, ma di cui possiamo fare a meno anche se con qualche inconveniente. Con questa forma di pensiero trasformiamo certi eventi, certe persone o certi oggetti in una condizione ineludibile per la nostra felicità. In molti casi ciò che consideriamo indispensabile sono l’approvazione, la stima, l’affetto, l’amicizia. Ad esempio: “E’ indispensabile essere apprezzato da tutti i miei amici”, “Non potrei andare avanti se non avessi l’affetto di certe persone”, “É indispensabile che i miei superiori riconoscano ed apprezzino il lavoro svolto”.
Questi pensieri disfunzionali agiscono come virus e si manifestano in atteggiamenti negativi come ad esempio:
- Pretese ed esigenze, eccessive
- Interpretazioni sbagliate
- Ingigantire
- Generalizzare
- Avere un dialogo interno auto svalutante
- Avere attitudini pessimistiche
- Fare paragoni negativi con gli altri
- Rimuginare sul passato
- Vivere nel futuro
- Non essere nel presente, vivere altrove
- Sentirsi impotenti di fronte a persone ostili
- Colpevolizzare gli altri
- Avere difficoltà a perdonare se stessi
- Avere timore eccessivo di fallire e di fare errori
- Essere eccessivamente sensibili alle critiche
- Sentirsi frustrati ed intolleranti
In un prossimo post prenderemo in considerazione ciascuno di questi atteggiamenti e analizzeremo le emozioni ad essi associate.
“Il dolore che voi create adesso è sempre qualche forma di non accettazione, qualche forma di resistenza inconsapevole a ciò che esiste. A livello del pensiero, la resistenza è una qualche forma di giudizio. A livello emozionale, è una qualche forma di negatività. L’intensità del dolore dipende dal grado di resistenza al momento presente, e questo a sua volta dipende dalla forza con cui vi identificate con la vostra mente. La mente cerca sempre di negare l’adesso e di sfuggirlo. In altri termini, più voi vi identificate con la vostra mente, più soffrite. Oppure possiamo metterla così: più siete in grado di onorare e di accettare l’Adesso, più siete liberi dal dolore, dalla sofferenza, nonché liberi dalla mente egoica.”Ekart Tolle, Il Potere di adesso
Cosa ne pensate, vi capita di essere vittima di queste doverizzazioni e di questi pensieri disfunzionali? A noi capita, purtroppo…