Persuasione e comunicazione
Persuasione e comunicazione
Gran parte dei nostri sforzi e del nostro impegno, nella vita di tutti i giorni, sono volti a cercare di persuadere qualcuno. Nelle riunioni di lavoro, in famiglia, con gli amici siamo spesso impegnati a persuadere i nostri interlocutori su quale sia l’opzione migliore, almeno secondo noi.
A volte questi tentativi vengono messi in atto consapevolmente, a volte meno. A volte vengono praticati utilizzando delle tecniche, a volte basandosi semplicemente sulla propria esperienza. Insomma, comunicando si influenzano gli interlocutori, con cognizione di causa o “per sbaglio”.
- Chi comunica
- Quando si comunica
- Con chi si comunica
- Che cosa si comunica
- Come si comunica
- Dove si comunica
Chi comunica
- competenza: la persona risulta credibile se ha conoscenze rispetto all’argomento trattato
- affidabilità: se la si percepisce come sincera, coerente, congruente
Quando si comunica
Con chi si comunica
Che cosa si comunica
La conoscenza, la pertinenza e il tipo di parole utilizzate, l’importanza dell’argomento per gli interlocutori, la brevità o quantità delle informazioni, la sequenza e la logica espositiva utilizzata nell’ambito delle argomentazione hanno una certa rilevanza.
A parte questo, di qualunque argomento due persone stiano parlando, contemporaneamente ed inevitabilmente parlano anche della relazione che li lega. Dicendo le cose con un certo “tono”, chi comunica rivela implicitamente la sua considerazione per l’interlocutore. I “messaggi di relazione” costituiscono una sorta di comunicazione sulla comunicazione (metacomunicazione).
Approfondimento: Come gestire i conflitti: tecniche di risoluzione
Riconoscere e gestire i messaggi di relazione permette di occuparsi della relazione con l’interlocutore, che è un fattore decisivo per la riuscita del processo comunicativo.
Nella comunicazione interpersonale la dimensione del potere riveste una grande importanza perché spesso le persone vogliono esercitare un’influenza ed un controllo sugli altri. Però questa dimensione del potere spesso non viene esplicitata, e la negoziazione sul potere avviene a livello del contenuto della comunicazione.
Come si comunica
È attraverso il linguaggio che gli esseri umani hanno potuto scambiare le loro esperienze e trasmettere le conoscenze attraverso le generazioni. Quando formuliamo un concetto trasformiamo un contenuto psichico in parole. L’espressione linguistica di un pensiero è dunque il risultato di una complessa attività pre-locutoria, durante la quale il materiale psichico si organizza per essere poi codificato secondo le regole linguistiche e il vocabolario condiviso.
Una delle caratteristiche più rilevanti del pensiero è il fatto di connettere e collegare: in pratica di stabilire relazioni tra oggetti o concetti.
Nel pensiero occidentale il modo in cui queste regole vengono stabilite risponde a principi logici condivisi: il più noto è il principio aristotelico di non contraddizione, per il quale non possiamo affermare una cosa e il suo contrario, perché qualora lo facessimo verremo immediatamente contestati dai nostri interlocutori.
Un’altra regola che siamo indotti a rispettare nella comunicazione dei nostri pensieri è quella della consequenzialità lineare. È il linguaggio verbale che ha determinato l’affermarsi del pensiero sequenziale, progressivo, digitale su quello analogico, circolare, ricorsivo, proprio dei popoli primitivi e dell’inconscio umano (le Mappe Mentali sono un tentativo di recuperare questo tipo di collegamenti). Nel pensiero occidentale, la logica predominante è quella che isola i concetti per poi metterli in sequenza lineare e stabilire tra loro relazioni.
In ogni caso, la comunicazione interpersonale viene trasmessa solo in parte con il linguaggio verbale, in quanto i messaggi inviati con la voce sono accompagnati da una vasta gamma di segnali non verbali.
Pronunciamo le parole con una certa intonazione della voce, le accompagniamo con gesti e con espressioni del volto, mentre il nostro corpo assume un particolare atteggiamento posturale e si trova in una data posizione rispetto all’interlocutore.
Il punto è che non esistono parole pure e semplici. Vi sono soltanto parole con gesti o con tono di voce o con qualcosa del genere (Gregory Bateson)
Il linguaggio del corpo … non è stato toccato dal progresso. Esso sopravvive come una meravigliosa reliquia del passato nel mezzo delle nostre città moderne, a garanzia che in una fredda età delle macchine noi rimaniamo umani e caldi (Desmond Morris)
Dove si comunica
Ogni scambio comunicativo avviene inevitabilmente in un contesto che contribuisce, in modo determinante, alla definizione dei significati prodotti. Il contesto include la personalità degli interlocutori, le conoscenze che condividono e il tipo di relazione che li lega, ma anche l’ambiente socio culturale, il luogo fisico, il momento temporale, gli scopi dello scambio comunicativo, le regole che governano quel tipo di situazione. Ogni ruolo sociale è associato a diritti e doveri specifici e regolato da norme di comportamento, che orientano le aspettative degli interlocutori.
- Alcune riguardano l’interazione: come il rispetto dell’alternanza dei turni, il riconoscimento dello spazio di parola per tutti, l’ascoltare gli altri prestando interesse, il dare segnali di comprensione di quanto l’altro sta dicendo…
- Altre riguardano il contenuto: il non dire né più né meno di quanto necessario, non mentire, attenersi agli argomenti di cui si parla o a quelli appropriati alla situazione.
- Non devono esserci troppi vuoti, lunghi silenzi, ma nemmeno eccessi di parole. Sono inoltre prescritti riti di cortesia come saluti, ringraziamenti, scuse, complimenti…
Robert Cialdini e le sue Leggi della Persuasione
“D’accordo. Se non vuole comprare i biglietti, cosa ne direbbe di comprare qualcuna delle nostra cioccolate? Costano un dollaro l’una”. Al che Cialdini ne comprò due, e riepilogò quanto appena successo nei seguenti punti:
- la cioccolata non mi piace
- i dollari mi piacciono, eccome
- io me ne stavo lì impalato con due delle sue cioccolate in mano
- lui se ne andava con due dei miei dollari
- la legge del contrasto, perché il prezzo della cioccolata era basso (1 dollaro) ma sembrava ancora più basso paragonandolo alla richiesta iniziale (5 dollari)
- la legge della reciprocità, secondo cui siamo portati a contraccambiare doni e favori. Il boy scout, non appena vide Cialdini perplesso di fronte alla prospettiva di voler dire di no alla prima richiesta, lo tolse immediatamente dall’imbarazzo, cambiando discorso. Al che, Cialdini si sentì obbligato nei suoi confronti.
Il lavoro di Cialdini è sicuramente molto interessante e molto importante, ma la persuasione di cui si parla in questo libro è più una risposta automatica a situazioni che richiedono una risposta immediata, non una reale persuasione destinata a durare nel tempo modificando comportamenti e convinzioni in modo stabile.
Gli individui più vulnerabili alla manipolazione sono proprio quelli che negano i meccanismi di suggestionabilità o la possibilità di farsi influenzare in maniera inconsapevole. E forse, paradossalmente, riconoscendo l’esistenza di forze inconsce e ammettendo i limiti del nostro libero arbitrio lo possiamo rafforzare. Se sono consapevole, per esempio, di come gli avvenimenti della mia giornata lavorativa possono influenzare la mia reazione verso la mia bimba di cinque anni che mi corre incontro quando varco la soglia di casa, posso prendere delle misure per controllare queste influenze e reagire a quella situazione gioiosa, per quanto banale, secondo i miei veri desideri. Se non ne sono consapevole, potrei attribuire erroneamente a mia figlia la mia reazione scorbutica, e subito dopo pentirmi del mio atteggiamento. Noi esseri umani abbiamo un bisogno reale e importante di sentirci capitani della nostra anima e di sentire che possiamo controllare cosa ne sarà della nostra vita. (John Bargh)
Che cosa significa persuasione
Questo è possibile quando la nuova informazione è compatibile e integrabile nel modello di mondo dell’interlocutore.
Secondo la “teoria della dissonanza cognitiva” formulata da Festinger, le persone tendono alla ricerca della coerenza fra le proprie conoscenze, le proprie convinzioni e i propri comportamenti. L’eventuale incoerenza (dissonanza) fra ciò che si pensa e le proprie azioni crea uno stato di disagio che deve essere eliminato.
Non vale la pena di cercare di convincere chi non sia già convinto in anticipo. Convincere non è altro che rendere esplicite convinzioni implicite. (Nicolás Gómez Dávila)
Se una persona viene indotta a mettere in atto un comportamento che non corrisponde a ciò che pensa in merito ad una questione, avvertirà uno stato di dissonanza e di conseguenza modificherà l’elemento meno resistente tra le proprie convinzioni e il comportamento indotto.
Ci si persuade meglio, di solito, con le ragioni che si sono trovate da soli, che con quelle che sono state trovate dall’intelligenza degli altri (Blaise Pascal)
- Una comunicazione è tanto più persuasiva quanto più incide sugli atteggiamenti, sulle convinzioni e sui comportamenti dei destinatari.
- L’autorità subentra quando la persuasione non basta. Persuadere implica che la persona sia libera non solo di volere, di agire, ma anche di pensare, di credere, di decidere.
- Non si può persuadere chi non ha la disposizione a lasciarsi convincere.
Esistono altre tecniche comunicative in grado di essere molto più persuasive, nel vero senso della parola, ad esempio la ristrutturazione.
La ristrutturazione
- un’opportunità per piantare nuove colture, dal punto di vista di un agricoltore
- uno spazio in cui si potrebbe costruire una casa, dal punto di vista di un architetto
- un luogo magnifico per un pic-nic, dal punto di vista di un gruppo di persone in gita;
- un luogo in cui tentare un atterraggio di emergenza, dal punto di vista di un pilota d’aereo in difficoltà
- un luogo un cui giocare una partita di calcio, dal punto di vista di un gruppo di ragazzini
E’ sabato pomeriggio, vacanza per tutti tranne che per Tom Sawyer che per punizione deve imbiancare trenta iarde di steccato, alto nove piedi. La vita gli sembra vuota e l’esistenza solo un pesante fardello. Lo tormenta soprattutto l’idea che i suoi compagni gli passeranno accanto e lo prenderanno in giro perché lui deve lavorare.
Tom viene illuminato da un’ispirazione. Poco dopo compare un ragazzo, proprio quello ch’egli temeva di più per i suoi sarcasmi:
“Ehi, vecchio, un po’ di lavori forzati, vero?”
“Oh, sei tu, Ben? Non m’ero neppure accorto che c’eri…”
“Senti, io vado a nuotare al fiume, adesso. Non ti piacerebbe venirci anche tu? Ma forse tu preferisci lavorare, vero? Ma sicuro che lo preferisci…”.
Tom fissò il ragazzo per un istante, poi chiese:
“Cos’è che chiami lavorare?”
“Be’, quello che fai adesso, non è un lavoro?”
Tom riprese il pennello e rispose con molta indifferenza:
“Be’, in un certo senso lo è, e in un certo senso non lo è. Quello che so di certo è che mi piace”.
“Che storia vuoi darmi a bere? Forse che ti diverti a far l’imbianchino?”
Il pennello continuò imperterrito.
“Se mi diverto? Beh, non riesco a capire perché non dovrei divertirmi. Forse che uno steccato da imbiancare lo trovano tutti, ogni giorno?”
L’osservazione presentava il lavoro in una nuova visuale. Ben smise di mordicchiare la mela. Tom passò con estrema cura il pennello in su e in giù, poi si ritrasse ad osservare l’effetto, diede un colpetto qui, un colpetto là, ma non pareva ancora soddisfatto. Ben osservava ogni movimento, e si interessava sempre più, si sentiva sempre più attratto da quel lavoro. Improvvisamente disse: “Senti, Tom, lasciami imbiancare un poco anche a me”.
A metà del pomeriggio lo steccato è stato verniciato tre volte e Tom si ritrova ricco sfondato: uno dopo l’altro i suoi compagni hanno speso i loro soldi per avere il privilegio di verniciare una porzione di steccato. Tom è riuscito a ristrutturare un lavoro faticoso in un piacere così grande da dover pagare per provarlo, e i suoi amici, dal primo all’ultimo, hanno accettato il cambiamento effettuato da Tom, la nuova definizione che egli ha dato della realtà. Nel libro di Leslie Cameron Bandler Soluzioni. Antidoti pratici ed efficaci per i problemi sessuali e di coppia. viene presentata un’altra efficace ristrutturazione. Il problema era una di una signora che aveva una moquette particolarmente delicata, che mostrava ogni impronta. E siccome rimanevano le impronte di tutti quelli che venivano in casa, lei era sempre con l’aspirapolvere in mano. Obiettivo dell’intervento era proprio che lei superasse l’ossessione di passare continuamente l’aspirapolvere.
Leslie Cameron Bandler le disse:
Poi Leslie continuò: “Adesso, metta un po’ di impronte, le guardi, e sappia che le persone che più ama al mondo le sono vicine”. In seguito a quell’esperienza, la signora cambiò il significato delle impronte: ora erano un segno di vicinanza e presenza dei familiari. Così, tutte le volte che avesse trovato disordine sulla moquette sarebbe stata consapevole dell’intimità familiare e dell’amore che provava per i suoi familiari. Quando una persona ha un’esperienza sgradevole, ciò che in realtà non le piace è la propria reazione a questa esperienza: la reazione non dipende da ciò che l’esperienza è, in sé e per sé. Se si cambia ciò che l’esperienza significa, allora anche la reazione cambierà.
Naturalmente, quando si fa una ristrutturazione, non c’è alcuna garanzia che funzioni, potrebbe lasciare la situazione del tutto immutata. Conta molto la congruenza della nostra comunicazione, il non verbale che l’accompagna. E che la ristrutturazione proposta sia compatibile e integrabile con la visione del mondo dell’interlocutore.
Altre tecniche persuasive
Negazione | Si può usare la negazione dicendo qualcosa mentre si finge e si dichiara di non volerla dire. | Non voglio rimproverarti, ma penso che sia giusto dirti che… |
Anticipazione | Consiste nello smontare preventivamente l’obiezione dell’interlocutore. L’interlocutore può sentirsi spinto ad opporsi a questa affermazione. Inoltre, è un modo efficace di fare ricalco. |
So che penserai che realizzare questo è impossibile… |
Completamento | Consiste nello sospendere a metà una frase, lasciando che sia l’altro a completarla. «Chi si persuade da solo, si persuade prima e meglio» (B. Pascal) |
– Certo, continuando di questo passo… – Beh, non potrebbe che andare peggio. |