Questioni di genere
Nei mesi di ottobre e novembre 2020 l’Accademia delle Scienze dell’Istituto di Bologna, in collaborazione con l’Alma Mater Studiorum Università di Bologna, ha promosso un ciclo di incontri dedicati al tema dell’identità e ieri abbiamo partecipato all’incontro, molto interessante, “Identità: gabbia o libertà?” condotto da Cathy La Torre .
Ma cosa sono le tematiche “transgender and gender non conforming” (TGNC), e in particolare il genere non binario (non-binary)?
Identità sessuale: sesso, ruolo, genere, orientamento
L’identità sessuale è la percezione che le persone hanno di sé come individui sessuati.
È un costrutto non monolitico, che comprende diverse dimensioni:
sesso biologico | si riferisce a caratteristiche biologiche (determinate da ormoni, caratteristiche sessuali secondarie e cromosomi) che portano a distinzioni come maschio, femmina o intersessuale. |
ruolo di genere | è costituito da una serie di norme comportamentali determinate dalla cultura associate ai maschi e alle femmine in un dato gruppo o sistema sociale. Comprendono il modo di vestire, il modo di atteggiarsi, con riferimento a “copioni” e “stereotipi” di natura socioculturale. |
identità di genere | è il senso interno e privato del genere esperito, che non è affatto scontato corrisponda al sesso biologico (cisgender): una persona può avere sesso biologico di maschio ma sentirsi e comportarsi come una femmina, o viceversa. In pratica, la persona non si comporta in conformità al ruolo, al copione socialmente e culturalmente previsto per il sesso biologico di maschio o di femmina, ma adotta il copione più aderente a come si percepisce, a come si sente e si vede. L’identità di genere potrebbe essere anche transgender binary o non-binary. |
orientamento sessuale | si riferisce all’attrazione affettiva e sessuale di una persona nei confronti di un’altra. Gli orientamenti sessuali più conosciuti sono ad esempio l’orientamento eterosessuale, omosessuale e bisessuale. |
Genderqueer: non binary identity
Genderqueer raggruppa gli individui la cui identità di genere non rientra nella tradizionale idea binaria di maschio e femmina.
La maggior parte delle persone, infatti, è convinta del fatto che i generi siano due, maschile e femminile, e che siano collegati al sesso biologico, e questo è il binarismo di genere.
Tuttavia vi sono molte comunità nel mondo che hanno adottato identità di genere non binarie: un esempio sono i gruppi indigeni degli attuali Stati Uniti d’America che riconoscono una “two-spirit identity” in coloro che sono sia maschili sia femminili , oppure i Chuckchi in Siberia, i Bakla nelle Filippine, i Hijra in India e i Quariwarmi in Perù.
Le identità transgender e nonconforming (TGNC) sono parte della normale diversità umana, e non malattie.
In questi anni si sta affermando l’identità di genere non binaria, cioè l’esigenza di andare oltre al binarismo, includendo nuove terminologie come:
- Il termine “gender fluid” viene usata per persone che possono sentirsi uomini o donne in diversi momenti: questo significa che in alcuni giorni la persona assumerà il ruolo di genere maschile o femminile in modo alternato, arrivando talvolta a definire se stesso con pronomi maschili o femminili a seconda del genere esperito
- L’espressione “non-binary identity” si riferisce a individui la cui identità di genere non è rispecchiata né da quella femminile né da quella maschile, e fa riferimento a molteplici e diversi termini che rappresentano altrettante sfumature dell’identità di genere. Tra i termini più comuni si ritrovano
- Agender: coloro senza un’identità di genere, per scelta personale o per motivi medici
- Intergender: persona con cromosomi e organi che non si possono ricondurre a una identità
- Bigender: la sperimentazione di entrambi i generi binari, separatamente o contemporaneamente
- Androgino: una persona che ha caratteri sia maschili che femminili;
- Demigender: con caratteristiche che impediscono di identificarsi come maschio o femmina
Tutto questo per indicare il fatto che l’identità di genere, ed anche l’orientamento sessuale possono fluttuare e modificarsi nel tempo. Grazie ad una maturazione, una maggiore comprensione e consapevolezza del proprio genere, le persone che prima si sono identificate come uomini o donne o transgender, successivamente possono riconoscersi nel genere non binario (non-binary).
Convinzioni limitanti relative al genere
Per sviluppare la conoscenza di queste persone e delle loro problematiche è utile superare alcune convinzioni limitanti relative al genere:
- l’identità di genere di chiunque corrisponde al suo sesso biologico (es. un maschio è un uomo e si sente tale, tutti sono cisgender)
- esistono solo due generi (maschile e femminile), determinati per natura dall’anatomia
- l’apparenza con la quale la persona si mostra agli altri è un indizio per qualificarne il genere
- tutte le persone transessuali desiderano transitare binariamente da un genere all’altro
- le persone con identità non binaria sono in realtà persone con orientamento omosessuale
- qualsiasi maschio che non si sente uomo è un transgender binario e tendente dunque al genere femminile
- tutti i soggetti con identità di genere non coerente al proprio sesso biologico sono transgender
- le persone non binarie sono confuse rispetto alla propria identità di genere o stanno attraversando una fase destinata a concludersi con una scelta in favore del genere maschile o femminile
- essere non-binary fa parte di un fenomeno di moda o di un capriccio
- tutte le persone genderqueer desiderano necessariamente intraprendere un percorso di transizione medicalizzato per modificare le proprie caratteristiche sessuali secondarie rendendole coerenti con la propria identità di genere
Il benessere delle persone non binary
Da diversi studi scientifici risulta che le persone con genere non binario sono più esposte a sviluppare forti disagi da distress (sintomi ansiosi e depressivi, sviluppo di pensieri negativi rispetto alla propria identità…) a causa di:
- discriminazione (non solo della comunità cisgender, ma dalla comunità transessuale stessa, la quale non li ritiene “abbastanza transessuali”)
- stigma sociale, esperienze di violenza, molestie
- rifiuto da parte degli altri, senso di incomprensione, inadeguatezza, vergogna
- occultamento agli occhi altrui della propria identità
- mancanza di un linguaggio specifico per riferirsi ad essi, ad es. i negozi di vestiti sono dedicati unicamente al genere maschile o femminile e così via;
- mancanza di spazio, riconoscimento sociale e diritti personali.
Questa situazione ci interroga, come cittadini e come professionisti: quali misure possono essere adottate per prevenire e ridurre questi rischi? Quali conoscenze, quali attenzioni, quali sensibilità, quale consapevolezza, quale empatia sono necessarie nella relazione con una persona che non si sente né maschio né femmina o che si sente entrambi?
Certo la strada da fare è ancora tanta per l’affermarsi di una cultura dell’accoglienza e della diversità, non solo sul piano della dignità umana e del riconoscimento dei diritti del terzo genere, ma anche sul versante professionale della relazione d’aiuto a partire dalle convinzioni limitanti per arrivare al linguaggio utilizzato.