La trappola da evitare nella ricerca della felicità
La felicità è come il Carbon Coke: qualcosa che si ottiene come sottoprodotto mentre si produce qualcos’altro (A.L. Huxley)
La felicità non dipende dal verificarsi di determinate condizioni. Al contrario, determinate condizioni si verificano come risultato della felicità. (N.D. Walsch)
Sembra quasi una chimera: molti ricercano la felicità incessantemente, senza riuscire mai a raggiungerla. Esistono migliaia di titoli di manuali di auto aiuto e di corsi di formazione che promettono di fornire la ricetta giusta. Ma perché è così difficile essere felici? E’ difficile perché non ne vogliamo sapere di spegnere l’interruttore della lotta.
Cosa ci manca per essere felici?
Se non sei felice con ciò che hai, non lo sarai nemmeno con quello che ti manca (Erich Fromm)
Numerose ricerche dimostrano che, ad esempio, la ricchezza non aumenta il livello di felicità, se non al di sotto di una soglia minima. Se una persona è povera, possedere più denaro la rende più felice, ma se una persona gode di un certo grado di benessere economico, un aumento di ricchezza non gli apporterà un significativo aumento di felicità.
Altri studi rivelano che le vittime di eventi tragici, come, ad esempio, rimanere paralizzati, soffrono molto per un certo periodo, ma recuperano abbastanza presto il loro abituale livello di felicità. Il contrario accade per coloro cui tocca una ricchezza inattesa: lo psicologo Philip Brickman ha condotto uno studio a questo riguardo. Chiese “quanto sei felice?” a ventidue vincitori della lotteria, immediatamente dopo la vincita. Tutti i vincitori si dichiararono felicissimi, ma l’indagine è proseguita.
Sei mesi dopo Philip Brickman tornò dalle stesse persone e pose loro la stessa domanda. Nel frattempo, queste persone avevano fatto viaggi, comprato ville con piscina, avevano appagato molti dei loro desideri. Ma le risposte ottenute lasciano interdetti: i vincitori della lotteria, a distanza di sei mesi, dichiaravano un livello di felicità pari a quello di un campione casuale di cittadini degli Stati Uniti.
A ben pensarci, niente, nella vita, è importante come pensiamo che sia. (Daniel Kahneman)
Emozioni e felicità
Approfondimento:
Come trovare un significato negli eventi negativi – Victor Frankl
Leggere sul viso le emozioni
A questo proposito, Paul Ekman individuò sette emozioni primarie; le definì in questo modo perché le espressioni non verbali di queste emozioni sono universali e riscontrabili in tutte le popolazioni conosciute, perfino in quelle isolate dal resto del mondo:
- rabbia
- paura
- tristezza
- gioia
- sorpresa
- disprezzo
- disgusto
- allegria
- invidia
- vergogna
- ansia
- rassegnazione
- gelosia
- speranza
- perdono
- offesa
- nostalgia
- rimorso
- delusione
L’illusione di poter evitare del tutto le emozioni spiacevoli cancellandole dalla nostra vita è il più grosso ostacolo al raggiungimento della felicità.
La trappola della felicità. Come smettere di tormentarsi e iniziare a vivere
Pensiamo alla nascita di un bambino: si può concepire un avvenimento più felice? Ma state sicuri che la nascita del nuovo venuto porterà con sé, oltre a sensazioni di gioia, anche sensazioni negative: la sua crescita e la sua educazione comporteranno, necessariamente, preoccupazione, paura, dolore variamente miscelate.
Sono più le cose che ci spaventano, Lucilio mio, di quelle che ci minacciano effettivamente, e spesso soffriamo più per le nostre paure che per la realtà (Seneca, Lettera a Lucilio)
- rabbia per la mia ansia (Perché mi devo sentire così per quei due soldi che mi danno?);
- ansia per la mia ansia (Cosa mi sta succedendo? Una volta non ero così!);
- senso di colpa per la mia ansia (Mi sto comportando come un bambino);
- un miscuglio di tutte queste.
L’interruttore della lotta
Da queste considerazioni consegue un’idea diversa di quella che si può chiamare “una vita felice”.
La potremmo definire “una vita piena, significativa”, cioè una vita vissuta in armonia con ciò che è importante per noi, con i nostri valori, comportandoci in modo coerente con essi e accettando quello che ne consegue. Una vita di questo genere ci darà
- sensazioni piacevoli, dalle quali è giusto trarre il massimo quando si presentano,
- sensazioni spiacevoli; se cerchiamo di ricacciarle indietro, di evitarle, avremo perso in partenza, perché la vita comprende anche il dolore. (a proposito di accettazione, vedi anche il nostro post “Resilienza“)
Non è vero che la felicità significhi una vita senza problemi. La vita felice viene dal superamento dei problemi, dalla lotta contro i problemi, dal risolvere le difficoltà. Bisogna affrontare le sfide, fare del proprio meglio. Si raggiunge la felicità quando ci si rende conto di riuscire a controllare le sfide. (Zygmunt Bauman)
Gli effetti dell’evitamento
- Identifichiamo qualcosa che non ci piace
- Pensiamo al modo migliore per eliminarlo
- Lo eliminiamo
Se non lo vuoi, lo avrai! (Steven Haies)
Articolo molto interessante. Io ho letto più volte "la trappola della felicità" e posso dire che è un condensato di teorie e pratiche fondamentali per affrontare la vita di tutti i giorni.
Assieme a "non c'è notte che non veda il giorno" di G. Nardone è sicuramente il libro più utile che abbia mai letto.
Articolo molto interessante. Io ho letto più volte "la trappola della felicità" e posso dire che è un condensato di teorie e pratiche fondamentali per affrontare la vita di tutti i giorni.
Assieme a "non c'è notte che non veda il giorno" di G. Nardone è sicuramente il libro più utile che abbia mai letto.
Concordo in pieno riguardo il libro di Russ Harris. Di Nardone ho letto molti libri, forse anche quello che citi, ma non ne ho un ricordo particolare. Lo rileggerò.
Concordo in pieno riguardo il libro di Russ Harris. Di Nardone ho letto molti libri, forse anche quello che citi, ma non ne ho un ricordo particolare. Lo rileggerò.