L’importanza dei metaprogrammi nel raggiungimento degli obiettivi

obiettivi
 
 

Le difficoltà nel raggiungimento degli obiettivi possono dipendere da molti fattori.

Può essere che l’obiettivo sia mal formulato, o forse è il nostro stato interiore che non ci permette di utilizzare tutte le nostre risorse.

In quale direzione è opportuno correggerlo?

Le nostre scelte e le nostre decisioni sono basate sulla nostra scala di valori. I valori sono quindi un elemento fondamentale, che indicano quello che è importante per noi, e quindi tutto ciò a cui diamo valore e ciò a cui non lo diamo.  Ma il nostro modo di relazionarci ai nostri valori è influenzato da quelli che in PNL vengono chiamati “metaprogrammi”.

Per fare un esempio, prendiamo in esame le preferenze che qualcuno potrebbe avere in campo automobilistico.

  1. Questo qualcuno potrebbe avere il sogno di possedere una Ferrari, per le sue prestazioni e per il fatto di essere uno status symbol. Queste motivazioni sono di tipo “verso”.
  2. Un altro potrebbe voler possedere una Smart, perché consuma poco e riduce i problemi di parcheggio. E queste sono motivazioni “via da”.
  • Nel primo caso, la persona che esprime in quel modo le sue preferenze è focalizzato su ciò che vuole: prestazioni eccezionali e impressionare gli altri.
  • Nel secondo caso, il fan della Smart è focalizzato su ciò che non vuole: non vuole spendere troppo in carburante e non vuole avere problemi nel parcheggiare la macchina. Spesso chi è focalizzato su ciò che non vuole non è molto consapevole di ciò che desidera.

Naturalmente, non è che la Ferrari sia abbinata al metaprogramma verso e la Smart al metaprogramma via da: quello che conta è come sono espresse le motivazioni. La situazione potrebbe essere rovesciata:

  1. un altro estimatore della Ferrari potrebbe desiderarla per non sentirsi secondo a nessuno (via da)
  2. un altro estimatore della Smart potrebbe essere attratto dalla linea originale di quest’auto (verso)

Metaprogramma via da – verso

Due modi di motivarsi verso gli obiettivi
Due modi di motivarsi

Un esempio di “via da” è questa bellissima poesia di Eugenio Montale:

Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
l’animo nostro informe, e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
perduto in mezzo a un polveroso prato.

Ah l’uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico,
e l’ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro!

Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.

Da questi esempi dovrebbe essere abbastanza chiara la differenza tra via da e verso, e anche alcune caratteristiche dei metaprogrammi, che:

  • Sono filtri interni che agiscono a livello del tutto inconscio. Mentre in genere siamo consapevoli dei nostri valori, non lo siamo dei nostri metaprogrammi, a meno che non conosciamo la PNL.
  • Sono privi di contenuto (nel caso di via da-verso: non è importante l’obiettivo di cui si parla, la Ferrari o la  Smart, ma il focus dell’attenzione, indipendentemente dal contenuto).
  • Sono alla base del nostro modo di scegliere, di motivarci, di decidere e di tanti nostri atteggiamenti.
  • Alcuni metaprogrammi sono transcontestuali (sono in azione sempre); altri vengono utilizzati solo in determinati contesti.

Non esistono statistiche ufficiali, ma dalla nostra esperienza ci sembra che un 20% di persone si motivi “verso”, un altro 60% si motivi “via da” e il rimanente 20% sia compensato.

I metaprogrammi non sono giusti o sbagliati. Se parliamo di raggiungimento degli obiettivi, però, il metaprogramma “verso” è più utile e più efficace. Come fare per compensare questo metaprogramma? Se fossimo focalizzati su ciò che non vogliamo, basta domandare a se stessi: “Ok, questo è ciò che non voglio. Cosa voglio, precisamente, al suo posto?”.

Quindi, ad esempio, l’obiettivo “non voglio essere disoccupato” non va bene: occorre formulare un obiettivo il più possibile specifico, che potrà anche essere modificato strada facendo, ma che deve focalizzare le energie in una direzione precisa.

Quando ci muoviamo via da ciò che non vogliamo,  le azioni che compiamo hanno a che fare più col non stare male che con lo stare bene.

Spesso è un modo di rimanere nella propria zona di confort, rifuggendo l’insicurezza. Ma non è che nella nostra zona di confort noi stiamo bene: ci sentiamo sicuri, che è tutta un’altra cosa. Possiamo anche starci male, ma è una situazione che conosciamo già e che siamo abituati a fronteggiare. E preferiamo questo a novità sconosciute. In pratica, rinunciamo alla vita.

Alcune conseguenze pratiche di questo metaprogramma le trovate nel post: 
Conflitti interiori: ricerca di sicurezza vs. ricerca di novità

 
Verso Via da
Queste persone si motivano verso qualcosa che procura una sensazione piacevole:  un progetto, una meta, un obiettivo… Queste persone si motivano allontanandosi da qualcosa che causa una sensazione spiacevole: un problema, una difficoltà, un disagio…

Nell’orientamento all’obiettivo occorre tenere presente anche altri metaprogrammi. In particolare il modo in cui le persone tengono conto o meno dei feedback e delle conseguenti decisioni. In questo caso il metaprogramma è “Riferimento interno o esterno”.

Riferimento interno o esterno

 
Riferimento interno Riferimento esterno
Le persone che hanno un riferimento interno giudicano sulla base di “prove” che vengono da loro stessi. Queste persone “sanno dentro” se una decisione è giusta o sbagliata, se un lavoro è stato eseguito bene o male. Per le persone che hanno un riferimento esterno il punto di vista delle altre persone (pareri degli altri, articoli di giornale, libri) è la base di ogni loro giudizio.

Per raggiungere gli obiettivi occorre valutare attentamente i feedback che si ricevono via via.

Perciò è importante avere un riferimento interno, altrimenti rischiamo di essere una specie di banderuola.

D’altra parte, se il riferimento è totalmente interno si finisce per essere autoreferenziali, e non renderci conto di molte cose che gli altri vedono e noi no. Un approfondimento sul feedback si può trovare qui.

In questo metaprogramma, quindi, occorre posizionarsi in modo equilibrato, evitando le posizioni estreme.

Da leggere: Il giudizio degli altri e le nostre scelte

Un altro metaprogramma rilevante ai fini del raggiungimento degli obiettivi riguarda la responsabilità, vale a dire la percezione che le persone hanno circa la possibilità di incidere e condizionare gli eventi ed il contesto esterno. In questo caso si tratta del metaprogramma “Attivo-Passivo”

Attivo – Passivo

 
Attivo Passivo
Le persone Attive ritengono di condizionare il contesto in cui vivono: ritengono di essere i responsabili di ciò che gli capita, gli artefici della propria vita Le persone Passive ritengono che le loro decisioni dipendano dal contesto: ritengono che la loro vita sia determinata da fattori esterni a loro stessi

In altre psicologie, questo metaprogramma è definito come Posizione (interna o esterna) del Locus of Control.

Naturalmente il metaprogramma attivo aiuta maggiormente a raggiungere i propri obiettivi e a realizzare i propri sogni. Occorre però guardarsi dall’eccesso opposto: pensare che tutto dipenda da noi è semplicemente sbagliato, è una visione di onnipotenza che può portare a gravi danni.

Bisogna esaminare l’obiettivo con attenzione per determinare quali componenti dipendono da noi e dalle nostre azioni, e quali no. Bisogna chiedersi, in ogni situazione: “Qual è la mia parte di responsabilità?”

Inoltre, non meno importante dei precedenti è il “metaprogramma Possibilità-Necessità” che riguarda il motivo per cui ci si pone l’obiettivo e si pianificano le azioni. Lo si fa perché “si vuole” e “si può” (nel senso che siamo confidenti di avere la capacità di perseguirlo), oppure perché “qualcuno o qualcosa ce lo impone”, e siamo obbligati.

Possibilità – Necessità

 
 Possibilità Necessità
Alcune persone, nel momento di prendere una decisione, si prefigurano tutte le opzioni a disposizione.
A muoverli non è tanto ciò che devono fare, quanto ciò che desiderano e possono fare.
Sono quindi alla ricerca di nuove opzioni ed esperienze. Fanno quello che desiderano fare, e hanno un motivo per fare ciò che desiderano.
Altri ritengono che ciò che fanno sia dettato da una necessità, di seguire una serie di scelte obbligate.
È raro che cerchino le ragioni di ciò che fanno, perché tendono a vedere prevalentemente doveri, regole, obblighi.
Non conta molto, per loro, ciò che vorrebbero (in genere non sono consapevoli del perché fanno una determinata cosa), ma ciò che ritengono di essere costretti a scegliere. Tendono perciò ad accontentarsi di quello che trovano.
 

L’eccellenza nel raggiungimento degli obiettivi prevede il fatto che gli operatori modali siano “messi in fila”:

  1. posso raggiungere l’obiettivo
  2. voglio raggiungere l’obiettivo
  3. e, infine, devo raggiungere l’obiettivo

E’ evidente che un obiettivo retto solo dal devo, dal senso del dovere, non è un obiettivo che appartiene veramente alla persona che se lo pone. Potrebbe essere l’obiettivo di un genitore che l’ha raccomandato tante volte al proprio/a figlio/a (ti devi laureare…. ti devi sposare….).

Comunque vada, nel migliore dei casi, il raggiungimento di quell’obiettivo non comporterà la soddisfazione né promuoverà il benessere della persona, e a lungo andare potrebbe causare effetti negativi.

L’operatore modale devo non ha, comunque, una valenza sempre negativa. Può essere negativo fondare il raggiungimento di un obiettivo solo su di esso, ma dopo il posso e il voglio, il devo è utile per fornire la giusta quantità di autodisciplina, che è indispensabile almeno per alcune categorie di obiettivi. Su questo argomento, trovate qui un approfondimento.

 

Per decidere di perseguire un obiettivo, e per mettere in atto le azioni per raggiungerlo, il metaprogramma Possibilità è molto più efficace e offre molte più possibilità. Inoltre permette di rispondere con maggiore flessibilità ai feedback che si ricevono.

Quando prendiamo una decisione possiamo usare la nostra creatività per prefigurare altre due o tre opzioni alternative, non tanto per tenerle di riserva, ma soprattutto per non convincerci di percorrere una strada obbligata.

Lo stato interiore che permette di accedere alle proprie risorse

Quindi, riassumendo, quando ci poniamo un obiettivo riflettiamo sui nostri “metaprogrammi” e ricordiamoci che per accedere alle nostre risorse lo stato interiore più efficace è caraterizzato da:

  • il metaprogramma verso
  • il metaprogramma possibilità
  • un equilibrio tra riferimento interno ed esterno
  • il metaprogramma attivo, guardandosi dagli eccessi.
 

Compensare in questo modo i propri metaprogrammi crea un orientamento favorevole al raggiungimento dei propri obiettivi.

Maria Soldati & Fabrizio Pieroni


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